CXV

Paragona la bellezza de la sua Donna doppo la malatia, a gli alberi già rivestiti di fronde, a le faci riaccese et al serenarsi del cielo.

Non è sì bello il rinverdirsi un faggio
O 'l ravivar di lucida facella,
O 'l serenar di tenebroso cielo,
Come ne gli occhi vostri il dolce raggio
5Par di novo racceso, e come è bella
La rosa che s'infiora al mezo gelo;
E se già piacque la beltà smarrita,
Hor, che farà questa beltà fiorita?

  • 1a. «Non è sì bello»: con tre similitudini descrive la bellezza de la sua Donna doppo la ricuperata sanità. E l'una è più illustre de l'altra, e l'ultima è illustrissima, perchè l'assomiglia al ciel tenebroso, il qual si va serenando. E convenevolmente, perchè sì come le tenebre sono privatione de la luce, così l'infermità è privatione de la sanità, e per conseguente de la bellezza che indi da lei resulta, quasi fior da fronde, o quasi raggio da luce. Ma dimostra che la bellezza de la sua Donna era così grande, che per infermità non era in tutto perduta, quantunque si fosse alquanto smarrita.
  • 6a. «La rosa che s'infiora»: cioè il color de le guance, il qual torna a mostrarsi ne le guancie candidissime, e poco prima essagui e fredde per l'infermità.
  • 7. «e se già piacque la beltà smarrita»: argomento dal meno al più; ma non appare la forma de l'argomento, perchè si fa con l'interrogatione.