LXXVII
Prima chiede a' lidi et a' porti del mare che gli insegnino ove la sua Donna sia a pescare, poi mostra di veder tirar la rete.
Palustri valli et arenosi lidi,
Aure serene, acque tranquille e quete,
Marini armenti, e voi che fatti havete,
4A verno più soave, i cari nidi,
Elci fondose, amici porti e fidi,
Chi tra le pescatrici accorte e liete,
Dove hanno tesa con Amor la rete,
8Sarà ch'i passi erranti hor drizzi e guidi?
Veggio la Donna, anzi la vita mia,
E 'l fune avolto a la sua bianca mano
11Che trar l'alme co' pesci ancor potria;
E 'l dolce riso lampeggiar lontano,
Mentre il candido piè lavar desia,
14E bagna il mar ceruleo lembo in vano.
- 3b-4. «e voi che fatti havete | A verno più soave i cari nidi»: intende di Ceice e d'Alcione, de' quali disse il PETRARCA: «E quei che fece Amor compagni eterni Alcione e Ceice in riva al mare | Fare il lor nido a' più soavi venti». La favola è narrata da OVIDIO ne le Trasformationi. Ma ARISTOTELE nel quinto de l'Historia de gli animali, dice: «L'alcione è solita partorire intorno al tempo de la bruma; però quando la bruma è serena si dimandano i giorni 'alcionei', sette avanti la bruma, e sette dopo», come SIMONIDE ancora disse ne' suoi versi.