XLV
Assomiglia il suo dolce pensiero amoroso, che non è mescolato con gli altri amarissimi, al favoloso Alfeo che, passando sotto il mare per congiungersi con Aretusa, non mescola l'acque salse con le dolci.
Come la Ninfa sua fugace e schiva
Che si converte in fonte e pur s'asconde,
L'inamorato Alfeo per vie profonde
4Segue, e trapassa occulto ad altra riva.
Et irrigando palidetta oliva,
Co bei doni se 'n va di fiori e fronde,
E non mesce le salse a le dolci onde,
8E dal mar non sentito, in sen l'arriva.
Così l'anima mia, che si disface,
Cerca pur di Madonna, elode e canto
11Le porta in dono, et amorosa pace,
Ma le dolcezze sue non turba in tanto,
Fra mille pene, il mio pensier seguace,
14Passando un mar di tempestoso pianto.
- 1. «Come la Ninfa sua fugace e schiva»: intende il Poeta d'Aretusa, fonte famoso in Sicilia.
- 2. «L'inamorato Alfeo»: è fiume in Elide, appresso Pisa, il quale passa sotto il mare per congiungersi con Aretusa.
- 5. «Et irrigando palidetta oliva»: gareggia con Mosco, poeta greco. I versi di MOSCO si leggono in STOBEO, il quale l'Autore non ha in altra lingua che ne la latina, son questi: «Alpheus post Pisam ubi mare ingressus est, | Procedit in Arethusam aqua fluens oleastros vegetante, | Et dona pulchras frondes ferens, floresque et sacrum pulverem. | Et profundus in undis manat, sub mari autem | Inferius profluit, nec eius aqua salsuggine miscetur. | Caeterum mare non sentit transeuntem fluvium. | Sic puer ille graviter afficiens, mala machinans, ardua docens. | Cupido, amnem quoque propter amoris, vim natare docuit«».