CLXXX

Loda il medesimo Signore confortandolo a due grandi vittorie: l'una di se stesso, l'altra de le stelle.

Signor, ch'immortal laude havesti in guerra,
Là 've i rapidi fiumi agghiaccia il verno,
In pace ancor s'acquista honore eterno
4E mano inerme apre Helicona e serra.
Tu, ne la tua famosa e nobil terra,
Deh, non haver due gran vittorie a scherno:
L'una di te, che 'l tuo nemico interno
8Puoi raffrenar quando ei vaneggia et erra;
L'altra di mia fortuna, e d'empie e felle
Luci, se 'l cielo e 'l fato ha ingiusta forza.
11Chi vide mai più gloriosa palma?
Molti vinser la terra, e tu le stelle:
Tu signoreggia il ciel, che tutto sforza,
14Rendendo vera libertate a l'alma.

  • 2a. «Là 've»: in Fiandra, dove questo nobilissimo cavaliero ha militato molti anni in servigio del Re, con molta sua laude.
  • 3a. «In pace ancor»: simile a quel del PETRARCA: «Che s'acquista ben pregio altro, che d'arme».
  • 7b. «il tuo nemico interno»: Amore, o altra somigliante passione.
  • 12a. «Molti vinser la terra»: due vittorie si convengono al savio cavaliero: l'una di se stesso, per testimonianza d'OVIDIO; l'altra de le stelle e del destino, per autorità di TOLOMEO, il qual disse: «Sapiens dominabitur astris».