LXI

Dimostra la sua antica costanza e la nuova incostanza de la sua Donna esser molto diverse.

Quanto più ne l'amarvi io son costante
E nel mostrar ne gli occhi aperto il core,
Tanto nel finger voi che 'l puro ardore
4Non veggiate ne gli occhi e nel sembiante.
Che farò dunque? Andrò pur anco avante,
e 'n questo mar del mio nemico Amore
La nave crederò del mio dolore,
8Ad Euro adverso, disperato amante?
O sembrerò nocchier, che pioggia ed orza
Ne l'onde d'Adria alterna o nel Tirreno,
11Mutando il corso, ov'è soverchia forza?
Ma per turbato cielo e per sereno,
Prender con ogni vento alfin si sforza
14Solo un tranquillo porto, un dolce seno.

  • [1-14]. Ne l'incostanza de la Fortuna, la costanza de l'amante può essere simile a quella de l'huomo di Repubblica descritta da CICERONE: «Sed ut in navigando tempestati obsequi artis est etiam si portum tenere non queas, cum vero id possis mutata velificatione assequi, stultum est etiam tenere cum periculo cursum, quem coeperis potius quam eo commutato, quo velis eo tamen pervenire». Il Poeta nondimeno parla com'amante che disprezzi i pericoli: nondimeno ne l'amor del senso, ch'è significato per questo mare perturbato da le passioni, non può esser vera costanza.