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Mentre l’Autore viveva sotto la protettione dell’Eccellentissimo Signor Duca d’Urbino, compose questo sonetto in lode di quei’ paesi e di quella corte, ridutto in ogni tempo degli huomini letterati, et ove il Bembo in particolare soleva spesso ripararsi.
In questi colli, in queste istesse rive
Ove già vinto il duce mauro giacque,
Quel gran cigno cantò che 'n Adria nacque
4E c’hor tra noi mortali eterno vive.
Quante volte qui seco, o sacre Dive,
Veniste a diportarvi, e quanto piacque
Altrui suo dolce suon, che fuor de l'acque
8Spesso ignude trahea le Ninfe schive!
Fu questo nido stesso, ov'io m'accoglio,
Contra l’ira del ciel a lui riparo:
11E qual più fido albergo hoggi è tra noi?
Ma come audace io qui la lingua scioglio?
Quest'aria, ch'addolcio canto sì chiaro,
14Dritto non è che roca voce annoi.