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Scrive ad un suo amico, il quale havendolo condotto ad una festa, cercava di far sì ch’egli, invaghitosi d’alcuna nuova bellezza, si dimenticasse della sua donna absente.

Non fia mai che 'l bel viso in me non reste
Sculto, o che d'altra imago il cor s'informe,
Né che là dove ogn'altro affetto dorme
4Novo spirto d'amor in lui si deste.
Né men sarà ch'io volga gli occhi a queste
Di terrena beltà caduche forme
Per isviar i miei pensier da l'orme
8D’una bellezza angelica e celeste.
A che pur dunque d'invaghir la mente
Cerchi del falso e torbido splendore
11Che 'n mille aspetti qui sparso riluce?
Deh sappi homai com'ha facelle spente
Per ciascun’altra, e strali ottusi Amore,
14E che sol nel mio sole è vera luce.