Rime eteree

Insieme editoriale: Rime

Per celebrare il terzo anniversario della propria fondazione, nel 1567 l’Accademia padovana degli Eterei promosse l’allestimento di un’antologia lirica, andata in stampa a Venezia con il titolo di Rime de gli Academici Eterei. In realtà, il volume non riporta informazioni tipografiche, ma lo stampatore è stato ormai identificato nel veneziano Comin da Trino (Magliani 1993-1994, sulla scorta di Rhodes 1982, pp. 256-273; per una tipografia padovana propende invece Daniele 1983b, pp. 12-17). La raccolta, con tutta probabilità supervisionata dal poligrafo Dionigi Atanagi (Auzzas 1997, pp. 100-102), è indirizzata a Margherita di Valois, duchessa di Savoia, destinataria anche del sonetto Donna, lume maggior de l’Occidente, di autore imprecisato, posto in seguito all’epistola di dedica. Anni dopo, Tasso omaggiò la scomparsa della nobildonna commemorandola in un sonetto funebre (Basile 1994, n. 547), diretto al matematico Giovan Battista Benedetti.

A quest’operazione editoriale dell’Accademia prese parte, con il soprannome accademico di Pentito, anche il giovane Tasso, autore di quarantadue componimenti, oggi comunemente identificati con la dicitura di Rime eteree. Queste concludono l’intera miscellanea, complessivamente composta da centottacinque rime, firmate da autori di punta della scena poetica di pieno Cinquecento: Annibale Bonagente (il Digiuno), Ascanio Pignatelli (l’Adombrato), Battista Guarini (il Costante), Giovachino Scaino (il Lagrimoso), Giovanni Francesco Pusterla (l’Affrenato), Luigi Gradenigo (l’Occulto), Pietro Gabrielli (l’Impedito), Ridolfo Arlotti (il Sicuro), Scipione Gonzaga (l’Ardito), Stefano Santini (l’Invaghito). Tasso è l’autore della sezione lirica più numerosa: il corpus consta di trentotto sonetti, due madrigali e due canzoni, prevalentemente di soggetto amoroso. Alcune poesie sono accompagnate da un argomento esplicativo, posizionato nella corrispettiva Tavola in calce all’edizione (ossia i nn. 4, 6-8, 10-12, 16, 21, 23-24, 27, 34-35, 38-39, 41-42, con riferimento alla numerazione dell’edizione Tasso 2013b, da cui si cita). La disposizione dei testi tradisce un allestimento consapevole, la cui veste ricorda quasi l’andamento di un micro-canzoniere, che si apre con una sequenza incentrata sull’innamoramento dell’io e si conclude, secondo consuetudine, con un sonetto penitenziale (n. 40) e due canzoni di registro solenne (nn. 41-42), redatte rispettivamente in occasione del matrimonio di Lucrezia Bendidio, andata in sposa al conte Baldassare Machiavelli nel 1562, e dell’auspicata guarigione di Leonora d’Este, sorella del duca Alfonso II.

La materia poetica dà voce a suggestioni fortemente in debito con la tradizione petrarchesca, eppure in essa affiora pure un fitto recupero dei classici, soprattutto elegiaci; si avverte inoltre un costante dialogo anche con i modelli contemporanei, su tutti Bembo e Della Casa (Pestarino in Tasso 2013b, p. xxiv). Solo alcune delle Rime eteree si rivolgono a figure storicamente individuabili, andando così ad intrecciarsi con l’esperienza biografica del Tasso cortigiano: ad esempio, è il caso del dittico nn. 35-36 (dedicato al soggiorno presso la corte di Urbino), del sonetto 38 (elogio di Scipione Gonzaga), del sonetto n. 39 e della canzone n. 42 (per la malattia di Leonora d’Este), che Tasso immaginava potesse costituire la prima di un trittico, mai completato in quanto «l’altre due sorelle non sendo ancora ridutte a buon termine non si vedranno per hora con queste compositioni» (Tasso 1567, c. Xv). A questa serie lirica, di tipo encomiastico occasionale, appartiene anche il sonetto n. 34, Poi che ’n vostro terren vil Tasso assolve, che funge contemporaneamente da autopresentazione di sé e da testo di dedica all’ecclesiastico Scipione Gonzaga, fondatore dell’Accademia degli Eterei (Casu 1999, p. 83). Legato a Torquato da un’intensa amicizia, quest’ultimo sarà uno dei suoi interlocutori principali nel corso della revisione della Liberata.

Le Rime eteree sono da intendersi come un’importante testimonianza della primissima stagione lirica tassiana, ancora strettamente in contatto con la scena poetica veneta di medio Cinquecento ma, per temi e soluzioni stilistiche, pure anticipatrice dei suoi esiti più maturi.

Struttura

Serie lineare di quarantadue componimenti, così articolati: trentotto sonetti (nn. 1-12 e 15-40), due madrigali (nn. 13-14), due canzoni (nn. 41-42).

Storia del testo

Quando l’antologia delle Rime de gli Academici Eterei prese forma, Tasso si trovava a Ferrara da un paio d’anni, a servizio del cardinale Luigi d’Este, già dedicatario del Rinaldo (Venezia 1562). Nel 1564, su invito del suo fondatore, Scipione Gonzaga, il poeta incominciò a frequentare l’Accademia padovana, per la quale compose dialoghi e orazioni, di cui oggi abbiamo perso le tracce. Tuttavia, pronunciò sicuramente un elogio funebre, conservataci mutilo nel ms. II 37 dell’Ariostea di Ferrara, in occasione della prematura scomparsa del poeta Stefano Santini, suo amico fin dagli anni bolognesi. Con tutta probabilità, la morte di quest’ultimo ispirò anche sette sonetti tassiani (Basile 1994, nn. 519-525), tràditi nel ms. 1072 XII, 3 della Biblioteca Universitaria di Bologna, testimone autorevole della sua produzione giovanile. Proprio Santini, poeta molto accreditato presso la corte di Mantova, aveva tenuto il discorso di inaugurazione dell’Accademia degli Eterei, il primo gennaio del 1564.

La scrittura dei quarantadue componimenti che definiscono il corpus delle eteree tassiane si deve ricondurre ad un lasso di tempo che spazia tra il 1561 e il 1566 (Tasso 1990b, p. LVIII). Le rime selezionate da Tasso per il florilegio patavino sono in parte inedite, in parte già pubblicate in precedenti miscellanee, seppur in una certa misura rielaborate. Difatti, nel Libro primo delle Rime di diversi (Venezia 1565), confezionato da Atanagi, si attestano tredici testi tassiani; di questi, quattro ritornano nell’antologia eterea (nn. 2, 10-11, 35). Sempre nel 1565, Tasso aveva contribuito pure all’allestimento di una corona encomiastica posta a corredo del dialogo L’innamorato (Bologna 1565) di Brunoro Zampeschi. Per l’occasione Tasso consegnò tre sonetti, due dei quali riproposti pure nella raccolta del 1567 (nn. 36-37).

Gran parte delle rime tassiane per gli Eterei attinge tuttavia dalle poesie che l’autore, giovanissimo, aveva composto in lode della damigella ferrarese Lucrezia Bendidio. Dopo averla incontrata in occasione di un comune soggiorno ad Abano, tra il 1561 e il 1562, Torquato le dedicò numerosi versi d’amore, poi confluiti, a distanza di un ventennio, nel codice autografo Chigiano L VIII 302, primo tentativo dell’autore di ordinare le proprie poesie amorose in un canzoniere organico. Successivamente, i componimenti per Lucrezia vennero inclusi anche nella Prima parte delle Rime (Mantova 1591), costituendone la sezione d’apertura. Il libro, noto come stampa Osanna, ospita la definitiva raccolta delle liriche amorose tassiane, ordinate secondo la volontà del poeta e accompagnate da numerosi autocommenti. Eppure, sono poco più di trenta i casi in cui il testo delle rime per Lucrezia, solo lievemente ritoccato o riscritto in maniera più consistente, compare già nel volume degli Eterei (nn. 1-33 e 41).

L’antologia eterea godette di un discreto successo. Fu infatti ristampata a Ferrara nel 1588, questa volta in omaggio a Scipione Gonzaga, nominato cardinale l’anno prima. Nella lettera dedicatoria, l’editore Alfonso Caraffa non manca di sottolineare quanto «le bellissime Rime degli Eterei uscirono in luce con tanto applauso del mondo e di coloro più che sanno, che se ben ne fu stampato un buon numero, non bastarono alla metà del bisogno» (Tasso 1588d, c. *2r-v), a conferma del largo riscontro di pubblico. Inoltre, la serie delle Rime eteree tassiane è riprodotta fedelmente nel ms. 2078 della Biblioteca Universitaria di Bologna, ascrivibile alla seconda metà del Cinquecento, ed è riproposta in blocco, seppur con argomenti diversi, anche nelle Rime del Signor Torquato Tasso. Parte prima, pp. 1-28, allestite nel 1581 a Venezia da Aldo Manuzio il Giovane (Tasso 1990b, p. XLIII).

Date di elaborazione

1561-1566


Prima edizione
  • Tasso 1567 = Rime de gli Academici Eterei dedicate alla serenissima madama Margherita di Vallois duchessa di Savoia, [Venezia, Comin da Trino, 1567]

Edizioni di riferimento
  • Tasso 1990b = Torquato Tasso, Rime eteree, a cura di Lanfranco Caretti, Parma, Zara, 1990
  • Tasso 1995d = Rime degli Academici Eterei, a cura di Ginetta Auzzas e Manlio-Pastore Stocchi, introduzione di Antonio Daniele, Padova, Cedam, 1995, pp. 164-191
  • Tasso 2008 = Franco Gavazzeni, Le Rime de gli Academici Eterei, in «Studi di filologia italiana», LXVI, 2008, pp. 221-283
  • Tasso 2013b = Torquato Tasso, Rime eteree, a cura di Rossano Pestarino, [Milano]-Parma, Fondazione Pietro Bembo-Ugo Guanda, 2013

Bibliografia
  • Rhodes 1982 = Dennis E. Rhodes, Studies in early Italian printing, London, The Pindar press, 1982
  • Daniele 1983b = Antonio Daniele, Il Tasso e l’Accademia degli Eterei, in Antonio Daniele, Capitoli tassiani, Padova, Antenore, 1983, pp. 3-33
  • Magliani 1993-1994 = Mariella Magliani, Sull’edizione delle Rime de gli Academici Eterei del 1567, in «Atti e memorie dell’Accademia patavina di scienze, lettere ed arti», CVI/ 3, 1993-1994, pp. 5-26
  • Auzzas 1997 = Ginetta Auzzas, La ‘raccolta’ delle «Rime de gli Academici Eterei», in Formazione e fortuna del Tasso nella cultura della Serenissima, Atti del Convegno di Studi nel 4° centenario della morte di Torquato Tasso (Padova-Venezia, 10-11 novembre 1995), a cura di Luciana Borsetto e Bianca Maria Da Rif, Venezia, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 1997, pp. 97-107
  • Casu 1999 = Agostino Casu, «Translata proficit arbos». Le imprese “eteree” nelle Rime del Tasso, in «Italique», II, 1999, pp. 83-111

Risorse correlate

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