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Gli furo donate dalla sua donna alcune herbe raccolte in insalata, le quali sendo state cultivate dalle proprie mani di lei, gli diedero occasione di comporre il presente sonetto.

Herbe felici, che già in sorte haveste,
Di vento in vece e di temprato sole,
Il raggio di duo luci accorte honeste
4E l'aura di dolcissime parole;
Che già dal bianco piè presse cresceste,
E qualhor più la terra arsa si duole,
Pronta a scemar il vostro ardor vedeste
8La bella man che i cori accender suole;
Ben sete dono aventuroso e grato,
Ond'addolcisco il molto amaro, e satio
11Il digiuno amoroso a pieno i' rendo.
Già novo Glauco in ampio mar mi spatio
D’immensa gioia, e 'l mio mortale stato
14Posto in oblio, divina forma i' prendo.