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Scrisse questo sonetto nella partenza d’una persona amata, la quale di Ferrara se n’era ita in Venetia, esortando poeticamente il Po a voler ricuperare ciò che dal mare gli era stato involato.
Re de gli altri, superbo, altero fiume,
Che qualhor esci del tuo regno, e vaghi,
Atterri ciò ch'opporsi a te presume,
4E l'ime valli e l'alte piagge allaghi;
Vedi che i Dei marini il lor costume
Serbando, i Dei sempre di preda vaghi,
Rapito han lei ch' era tua gloria e lume,
8Quasi il tributo usato hor non gli appaghi.
Deh tuoi seguaci homai contra 'l Tiranno
Adria solleva, e pria ch'ad altro aspiri,
11Racquista il Sol che 'n queste sponde nacque.
Osa pur, che mill'occhi a te daranno
Mille fiumi in soccorso, e de' sospiri
14Il foco al mar torrà la forza e l'acque.