Lettera n. 388

Tasso informa Angelo Grillo di aver ricevuto la sua ultima lettera dal padre don Celso, e di aver ragionato con quest’ultimo sul da farsi, senza però giungere ad alcuna conclusione per la nuova sciagura in cui si trova Laura Bentivoglia. Prega quindi l’interlocutore di muovere richieste a Paolo Grillo e al conte Ottaviano Spinola, affinché si occupino della sua liberazione a Roma e facciano sì che sua «Maestà Cesarea» (l'imperatore Rodolfo II d'Asburgo) abbia compassione della lunga miseria del poeta. Passa poi a trattare del negozio della stampa (la Quarta parte di Rime e prose), dichiarando di non conoscere quale impedimento si sia interposto, poiché non nato da lui; chiede dunque di indurre il Manuzio (Aldo il Giovane) a non schernirlo ulteriormente e a compiacerlo nell’eventuale stampa, come lo compiacerebbero gli stampatori di Ferrara sotto il controllo del Licino. Sa bene che il Manuzio ha bisogno dell'aiuto del Grillo, come lui stesso, dal momento che non ha potuto riunire le sue opere e i due dialoghi inviati precedentemente (forse Il Rangone overo della Pace e La Cavaletta overo della poesia toscana). Informa poi di aver restituito ad Aldo Manuzio il discorso del Dialogo (Dell'Arte del Dialogo) con alcune aggiunte e di aver composto Il Ghirlinzone, sull'epitaffio di Barbara d’Austria. Tasso desidera che qualcuno copi il dialogo per poterlo mandare al Grillo, alla corte Cesarea, a Mantova e a suo nipote (Antonio Sersale, al servizio di Vincenzo Gonzaga). La lettera si conclude con il desiderio di poter raggiungere l’Abbazia di Pomposa, vicino Ferrara.