Lettera n. 155

Mittente
Tasso, Torquato
Destinatario
Pocaterra, Alessandro
Data
[marzo 1581]
Luogo di partenza
Ferrara
Luogo di arrivo
Ferrara
Lingua
italiano
Incipit
Vostra Signoria si contenti d'appresentar questo sonetto a la signora duchessa
Regesto

Dall'Ospedale di Sant'Anna Tasso chiede a Pocaterra di recapitare alla duchessa di Ferrara, Margherita Gonzaga, un sonetto che ha composto per lei; inoltre lo prega (come già fatto in Lettere, ed. Guasti, 153) di adoperarsi per ottenere risposta alle sue missive. Per fare ciò, Tasso suggerisce a Pocaterra di servirsi dell'intermediazione del «signor conte Scipione» Sacrato, il quale dovrebbe anche intercedere presso il duca di Ferrara Alfonso II d'Este per fargli ottenere la grazia che aveva richiesto. Tasso parla poi del pensiero dei filosofi della Grecia antica in relazione ai suoi dialoghi. Egli specifica che la «scrittura» inviata ad Alberto VII d'Asburgo, «cardinal cesareo», (Della virtù eroica e della carità, cfr. Tasso 1852-1855, II, p. 1) «non s'allontana da la dottrina peripatetica, ed è scritta problematicamente» nella stessa maniera in cui Alessandro di Afrodisia, «principe de' peripatetici», scrisse le Questioni morali. Per quel riguarda la presenza nel dialogo di «alcun elemento di proemio o d'eloquenza», Tasso spiega che «i peripatetici greci, cominciando da Teofrasto, non rifiutaro sì fatti ornamenti». Prosegue poi dichiarando che nei dialoghi Il Forno overo de la nobiltà e De la dignità (originariamente concepiti come due tempi diversi di una medesima opera, cfr. Gigante 2007, p. 226) si è rifatto alla dottrina aristotelica, «se ben v'è alcuna mistura di platonica, la qual da Simplicio, da Filipono e da Eustazio è ricevuta». Nel dialogo Il Messaggiero invece «la dottrina è platonica con qualche mistura di peripatetica, in quel modo ch'i platonici la ricevono». Infine annuncia che sta progettando di scrivere una serie di opere e di conservarne copia per farle poi stampare. Invece non conserverà copia di quelle opere che scriverà «più popolarmente, per compiacimento d'altri». Nello scrivere queste nuove opere non solo seguirà i modelli di Cicerone, Senofonte e Platone, ma anche dello stesso Aristotele, «il quale - secondo una distinzione da lui stesso introdotta nell'Etica Nicomachea - scrisse opere che chiamò acromatiche [scil. acroamatiche], ed alcun'altre che chiamò esoteriche».

Testimoni
  • Modena, Biblioteca Estense Universitaria, Est. It. 732 = alfa.S.8.13, lettera n. 38, cc. 30r-31r
    Copia, manoscritto di altra mano.
    Manoscritto.
    Indirizzo presente.
  • Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 10976, lettera n. 38, cc. 34v-35r
    Copia, manoscritto di altra mano.
    Unità di manoscritto composito.
Edizioni
Bibliografia
  • Gigante 2007 = Claudio Gigante, Tasso, Roma, Salerno, 2007, p. 226
Opere citate

Della virtù eroica e della carità; Il Forno overo de la nobiltà; Il messaggiero; De la dignità

Nomi citati

Scheda di Francesco Amendola | Ultima modifica: 19 novembre 2023
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