Discorsi del poema eroico

Insieme editoriale: Scritti teorici

Trattato teorico in sei libri sui fondamenti del poema epico nato da una rimeditazione dei giovanili Discorsi dell’arte poetica, corretti secondo i principi di una nuova poetica maturata da Tasso su una dorsale di letture filosofiche, teologiche e sacre che dalla stagione della prigionia fiancheggiano l’altra di ambito teorico-letterario. L’opera è accresciuta soprattutto con una ampia compagine di esempi tratti da testi teorici e poetici, antichi e moderni, volta a rinforzare le argomentazioni.

Nel primo libro Tasso definisce la poesia su assunti aristotelici, assegnandole una primaria funzione educativa che ribalta la preminenza attribuita al diletto nei primi Discorsi. Tasso non esclude il dilettevole dal poema epico, che ha come obiettivo il «mover maraviglia», ma vi riconosce un ruolo di allettamento dei lettori ancillare e insieme essenziale per conseguire l’unico fine della poesia che è il giovamento.

L’ancoraggio del meraviglioso a una dimensione etica e conoscitiva, in quanto espressione di una verità più profonda, costituisce un nodo nevralgico della riflessione tassiana affrontato nel secondo libro dedicato all’inventio, nel quale la materia del poema eroico è individuata in una storia di «vera religione», in grado di comporre le diverse istanze del verosimile e del meraviglioso nella soluzione del meraviglioso cristiano. Riguardo al rapporto nella scrittura poetica tra verità e menzogna Tasso si misura con i teorici contemporanei, polemizzando soprattutto con Iacopo Mazzoni, del quale rifiuta l’idea di una poesia «facitrice de gl’idoli», avente per oggetto il falso al pari dell’arte sofistica. Per Tasso, invece, il poema eroico deve essere fondato sul vero, e anzi è la verità toccata attraverso le immagini poetiche – allegoria di verità divine e sovrastoriche – a rendere il poeta simile a un «divino teologo» capace di condurre alla «contemplazione de le cose divine».

Dedicato alla dispositio, il terzo libro ribadisce per il poema epico il principio dell’unità di azione, interpretato dal Tasso come concorso di più personaggi verso un unico fine all’interno di una favola variata da episodi a essa strettamente imbricati. Corollario della successiva discussione sul costume dei personaggi, secondo il decoro e la convenientia, è la difesa di Virgilio e del finale dell’Eneide, condotta in polemica con le accuse di incoerenza avanzate da Speroni Speroni.

Gli ultimi tre libri si soffermano sull’elocuzione, con una decisa espansione rispetto al trattato giovanile, e precisano lo stile conveniente all’epico, alto e magnifico, che è in grado di destare meraviglia ponendo le cose «davanti a gli occhi» grazie all’«energia» (enàrgheia) e di raggiungere le vette di gravità dello stile tragico, ma anche di assorbire la temperatura dello stile lirico. Anche in quest’ultimo indirizzo di intensificazione del tessuto lirico i nuovi Discorsi costituiscono un importante momento di quadratura teorica, finalizzato a chiarire il progetto di riforma del poema gerosolimitano che Tasso realizzerà nella Gerusalemme conquistata.

Struttura

Il testo si articola in sei parti: Libro primo; Libro secondo; Libro terzo; Libro quarto; Libro quinto; Libro sesto.

Storia del testo

L’impulso decisivo a rielaborare il testo dei giovanili Discorsi è dato al Tasso dall’apparizione nel 1587 della stampa non autorizzata di quest’ultimi e delle Lettere poetiche, in un volume curato da Giovan Battista Licino (Tasso 1587a; vd. Poma 1964, p. 269). Il lavoro di riforma, condotto dal luglio 1587 in parallelo con altri progetti, appare pressoché compiuto nel mese di agosto, quando Tasso – passando da Bergamo per seguire la stampa del Torrismondo – affida ai suoi cugini il manoscritto del trattato per trarne una copia in pulito (Lettere, ed. Guasti, 847; ivi, 856; ivi, 857; ivi, 860; ivi, 861; ivi, 864; ivi, 866; 883; ivi, 901). Ed è per questa via che il manoscritto, insieme ad altre carte tassiane, perviene nelle mani di Licino, al quale Tasso scrive con insistenza nei mesi successivi per recuperare il testo e revisionarlo prima della pubblicazione, vedendo esaudita la richiesta però solo a distanza di un anno, nel dicembre 1588 (ivi,1076). Dalle indicazioni tassiane desumibili dalle lettere di questo periodo la consistenza dei Discorsi, tra 1587 e 1588, oscilla tra i «sei» (ivi, 929) e i «sette libri» (ivi, 998; ivi, 1009): elemento che, se non conferma l’esistenza di una versione più estesa, non esclude almeno la progettualità di una partizione diversa, poi stabilita in sei libri dall’autore (vd. Poma 1964, pp. 269-270).

La princeps dell’opera, curata dall’amico napoletano Francesco Polverino, vide la luce soltanto nel 1594 a Napoli, presso la stamperia Stigliola (Tasso 1594a). Sulla base delle prime bozze, che aveva potuto vedere di passaggio a Napoli (Poma 1964, p. 289), Tasso appronta una «tavola de gli errori» da inserire nella stampa e consegna all’abate Polverino una giunta da introdurre nel terzo libro, la cosiddetta «difesa di Virgilio» (Lettere, ed. Guasti, 1512; ivi, 1516; ivi, 1517; ivi, 1518; ivi, 1521; ivi, 1526). Entrambe le richieste avanzate al Polverino rimangono però senza esito: il brano centrato su Virgilio sarà infatti pubblicato per la prima volta nel 1822 da Pietro Mazzucchelli, mentre gli emendamenti d’autore sono accolti nel testo dell’edizione critica del 1964 curata da Luigi Poma (1964, pp. 291; 312-315).

Dell’inesausto lavoro sui nuovi Discorsi rimangono alcuni frammenti di mano tassiana, gli unici superstiti della stesura manoscritta definitiva che fu probabilmente usata come base della stampa (Poma 1960, pp. 37-38; Id. 1964, pp. 293-295). Si tratta di alcune aggiunte successive al testo rivisto nell’estate del 1587, della Tavola degli autori citati ne l’opera, dell’Errata corrige della princeps e della lettera di dedica al cardinale Paolo Aldobrandini, conservati in un gruppo di carte autografe del cosiddetto codice Torella allestito probabilmente dal Polverino, oggi a New York, Pierpont Morgan Library, MA 462, cc. 44r-67v; (Poma 1960, pp. 37-51; Id. 1964, pp. 287-288; 293 e sgg.; Russo 2022, p. 385).

I quattro inserti autografi contengono in particolare: 1) alcune note polemiche tassiane scaturite dalla lettura della Difesa della «Commedia» di Iacopo Mazzoni (Cesena, Raverii, 1587) e del Figino overo del fine della pittura di Gregorio Comanini (Mantova, Osanna, 1591), successivi all’autunno del 1591 (vd. Poma 1964, p. 270, n. 4; il brano si legge in Tasso 1964, libro II, pp. 86-91); 2) il passo della «difesa di Virgilio» (ivi, libro III, pp. 156-161), con prudenza collocato da Poma dopo il 1587 (vd. Poma 1964, p. 270, n. 4); 3) una integrazione contenente l’elogio dell’eloquenza umana (Tasso 1964, libro V, pp. 200-202; vd. Russo 2000a, p. 299, n. 89 che propone di valutare le intersezioni con Il Conte overo de l’imprese e il Mondo creato per stabilire una cronologia del passo); 4) un ultimo brano sulla musica (Tasso 1964, libro VI, pp. 252-255).

Date di elaborazione

1587-1594


Testimoni manoscritti
  • MA. 462 • New York, Pierpont Morgan Library
    (cc. 44r-67v)

Prima edizione
  • Tasso 1594a = Torquato Tasso, Discorsi del poema heroico del S. Torquato Tasso. All’Illustriss.mo e Reverendiss.mo Signor cardinale Aldobrandino, In Napoli, nella Stamperia dello Stigliola, ad Instantia di Paolo Venturini, [1594]

Edizione di riferimento
  • Tasso 1964 = Torquato Tasso, Discorsi dell’arte poetica e del poema eroico, a cura di Luigi Poma, Bari, Laterza, 1964
    (pp. 59-259)

Bibliografia
  • Tasso 1587a = Torquato Tasso, Discorsi del Signor Torquato Tasso dell’arte poetica et in particolare del Poema Heroico. Et insieme il primo libro delle lettere scritte a diversi suoi amici, le quali oltra la famigliarità, sono ripiene di molti concetti et avertimenti poetici a dichiaratione d’alcuni luoghi della sua Gerusalemme liberata. Gli uni e l’altre scritte nel tempo ch’egli compose detto suo Poema, In Venetia, ad instanza di Giulio Vassalini Libraro a Ferrara, 1587
  • Poma 1960 = Luigi Poma, Un manoscritto tassiano perduto e ritrovato: il codice Torella, in «Studi tassiani», X, 1960, pp. 11-51
  • Poma 1964 = Luigi Poma, Nota filologica, in Torquato Tasso, Discorsi dell’arte poetica e del poema eroico, a cura di Luigi Poma, Bari, Laterza, 1964, pp. 261-328
  • Russo 2000a = Emilio Russo, Il rifiuto della sofistica nelle postille tassiane a Jacopo Mazzoni, in «La Cultura», XXXVIII, 2, 2000, pp. 279-318
  • Molinari 2003 = Carlo Molinari, Torquato Tasso e l'«eccesso de la verità», in Sul Tasso. Studi di filologia e letteratura italiana offerti a Luigi Poma, Roma-Padova, Editrice Antenore, 2003, pp. 451-509
  • Gigante 2007 = Claudio Gigante, Tasso, Roma, Salerno, 2007
    (pp. 334-345)
  • Russo 2022 = Emilio Russo, Torquato Tasso, in Autografi dei letterati italiani. Il Cinquecento. III, a cura di Matteo Motolese, Paolo Procaccioli, Emilio Russo (con la consulenza paleografica di Antonio Ciaralli), Roma, Salerno, 2022
    (p. 385)
  • Girardi 2023 = Maria Teresa Girardi, Tasso teorico: i due tempi dei Discorsi, in Tasso, a cura di Emilio Russo e Franco Tomasi, Roma, Carocci, 2023, pp. 99-121
    (pp. 114-120)

Risorse correlate

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