Della gelosia

Insieme editoriale: Trattati, discorsi, orazioni

Il discorso si rivolge a un pubblico di «cortesi dame» e intende spiegare le origini, la natura e le caratteristiche della gelosia, avvalendosi principalmente della filosofia platonica e della Retorica di Aristotele, ma anche della mediazione ciceroniana e della trattatistica amorosa coeva.

Nella prima parte della trattazione la bellezza è individuata come radice comune della gelosia e dell’amore e, a sua volta, la gelosia è distinta dall’invidia, dall’emulazione e dalla disperazione, riconoscendo l’origine del sentimento nel desiderio di rimuovere gli impedimenti che ostacolano l’unione assoluta con la persona amata.

Nel cuore del discorso, Tasso individua l’essenza della gelosia nel timore che un altro possieda la persona amata; una paura che è, allo stesso tempo, ancorata a una situazione presente e proiettata nel futuro. Per questa via, che segue un discorso non astratto e anzi attento alla dinamica degli affetti e al rapporto di reciproco causa-effetto tra amore e gelosia, si arriva ad accogliere la possibilità che l’amante possa non essere geloso del marito dell’amata e che la donna possa essere legata sia al marito sia all’amante, oggetto di amori «di qualità e di natura diversa». Altra eccezione è rappresentata dall’amore per la conoscenza o per Dio, che non ammettono gelosia.

Infine, Tasso definisce quali sono le caratteristiche della gelosia (ad esempio la natura fredda e vigile), attraverso la ripresa del ritratto allegorico inserito da Giovanni Boccaccio nel Filocolo (III, 24), e conclude il discorso dimostrando l’appartenenza del sentimento della gelosia all’esperienza amorosa.

Al di là del tema, più volte toccato nella produzione tassiana, è notevole il procedimento seguito nello scritto: Tasso infatti si muove «parlando largamente con quella licenza che a’ poeti è concesso», spesso facendo riferimento alla propria esperienza di amante e smentendo le opinioni sostenute dalle autorità poetiche citate con la logica del ragionamento. Il discorso diventa così anche pretesto per una più ampia riflessione sulla rappresentazione delle passioni nella poesia lirica, in un confronto a viso aperto con i precedenti di Dante, Petrarca, Della Casa e Tansillo.

Storia del testo

Stando alla ricostruzione proposta a metà Ottocento da Carlo Malmusi, il discorso sarebbe stato letto da Tasso davanti a una adunanza di intellettuali riunita in casa Ghirlenzoni, forse in occasione del soggiorno tassiano a Modena tra il dicembre 1576 e il gennaio 1577 su invito del conte Ferrante Tassoni (per l’ipotesi vd. Solerti 1895, vol. I, pp. 255-256, che discute la data del 27 febbraio 1577 proposta in Malmusi 1846, p. 16, n. 1, e da ultimo Gigante 2007, p. 33).

Non è pervuta alcuna attestazione autografa, né apografa dello scritto (Minesi 1985, pp. 131-132). In merito, Malmusi comunicava l’esistenza all’interno della sua collezione personale di un manoscritto del XVI secolo contenente «un sunto della tessitura del discorso» (Malmusi 1846, pp. 12, n. 1; 16, n. 1; Tasso 1875, vol. II, p. 169); tuttavia non si hanno notizie della collocazione del codice già dalla fine del XIX secolo (vd. Solerti 1895, vol. I, p. 255).

Il discorso è pubblicato nell’Aggiunta alle Rime e Prose da Aldo Manuzio nel 1585 (Tasso 1585a), preceduto dalle Stanze della gelosia, dieci ottave in realtà autonome e già comparse nella Parte prima delle Rime edite da Manuzio nel 1581, più tardi accompagnate nell’edizione Osanna della Parte prima delle Rime del 1591 da una Esposizione de l’autore (Tasso 1895b, vol. III, pp. 469-480).

Sullo stesso tema vertono una serie di componimenti lirici tassiani, tra cui si ricordano almeno due sonetti (Rime, 98, Quel puro ardor che da i lucenti giri; ivi, 99, Geloso amante, apro mill’occhi e giro) e una canzone (ivi,100, O ne l’amor che mesci), e uno dei primi dialoghi, Il Forestiero Napoletano overo de la gelosia (Prandi 2015, pp. 30-51; Vagni 2019b).

Date di elaborazione

inizio 1577


Prima edizione
  • Tasso 1585a = Torquato Tasso, Aggiunta alle Rime et Prose del Sig. Torquato Tasso, In Venetia, presso Aldo, 1585
    (pp. [29]-53)

Edizione di riferimento
  • Tasso 1875 = Torquato Tasso, Le prose diverse di Torquato Tasso nuovamente raccolte ed emendate da Cesare Guasti, Firenze, Successori Le Monnier, 1875
    (vol. II, pp. 171-185)

Bibliografia
  • Malmusi 1846 = Carlo Malmusi, Torquato Tasso e i modenesi: narrazione di Carlo Malmusi, s. l., s. t., 1846
  • Tasso 1895b = Torquato Tasso, Teatro, edizione critica a cura di Angelo Solerti, con due saggi di Giosue Carducci, Bologna, Zanichelli, 1895
    (pp. 469-480)
  • Solerti 1895 = Angelo Solerti, Vita di Torquato Tasso, Torino-Roma, Loescher, 1895
    (vol. I, pp. 255-256)
  • Minesi 1985 = Emanuela Minesi, Indagine critico-testuale e bibliografica sulle Prose diverse di T. Tasso. Parte seconda: Le prose di argomento vario, in «Studi tassiani», XXXIII, 1985, pp. 125-142
    (pp. 131-132)
  • D'Amico 2005 = Silvia D'Amico, Le Discorso della Gelosia de Torquato Tasso: la doxa d’une passion entre littérature et médecine, in La transmission des savoirs au Moyen Age et à la Renaissance, sous la direction de Frank La Brasca et Alfredo Perifano, Besancon, Presses universitaires de Franche-Comté, 2005, vol. II, pp. 59-72
  • Gigante 2007 = Claudio Gigante, Tasso, Roma, Salerno, 2007
    (p. 33)
  • Prandi 2014 = Stefano Prandi, «Quasi ombra e figura de la verità». Pensiero e poesia in Torquato Tasso, Roma-Padova, Antenore, 2014
    (pp. 30-51)
  • Vagni 2019b = Giacomo Vagni, «Debbiam noi credere quel ch’egli dice?». Una lettura del dialogo di Torquato Tasso sulla gelosia, in Le forme del comico, Atti delle sessioni parallele del XXI Congresso dell’ADI (Associazione degli Italianisti), Firenze, 6-9 settembre 2017, a cura di Francesca Castellano, Irene Gambacorti, Ilaria Macera, Giulia Tellini, Firenze, Società Editrice Fiorentina, 2019, pp. 1106-1113

Risorse correlate
  • 1 opera postillata
Edizione del testo in preparazione

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