Lettera n. 924

Tasso ringrazia Giulio Guastavini per essere intervenuto in sua difesa contro Giovanni Talentoni con la Risposta ad alcune opposizioni fatte alla Preposizione, ed invocazione usata dal Tasso (Talentoni aveva censurato l'invocazione della Liberata nella sua Lezione sopra il principio del canzoniere di Petrarca, per cui vd. Tasso 1852-1855, IV, p. 11, nota 3). Il destinatario aveva già dimostrato la propria «affezione» in passato, prendendo le sue parti in occasione delle critiche mosse al poema dall'Accademia della Crusca (si riferisce alla Risposta all'Infarinato academico della Crusca intorno alla Gerusalemme Liberata del Signor Torquato Tasso). Spiega al destinatario che, sebbene dovrebbe, non potrà fornire risposta né all'una né all'altra difesa: è molto impegnato e si trova in una condizione esistenziale di dubbio e d'incertezza. Tutto questo gli impedisce di scrivere e addirittura di leggere componimenti di tal sorta; se mai dovesse trovare un momento di tranquillità, preferirebbe in ogni caso dedicarsi a comporre sonetti e madrigali, o tutt'al più «qualche brevissimo dialogo». Tasso confessa che se questa dev'essere la sua vita, allora è disposto a farsi trovare dalla morte: non ha intenzione di andarle incontro, ma neppure di fuggire da lei, «se non a lenti passi». Racconta di aver più volte, ma invano, chiesto a Filippo Adorno di mandargli indietro la copia corretta di sua mano de Il Re Torrismondo, che Tasso gli aveva inviato tempo addietro perché la leggesse. Tornando a parlare di Giovanni Talentoni aggiunge che, se aveva intenzione di criticarlo, avrebbe dovuto evitare di attribuirsi molte parole dette da lui.