Lettera n. 790

Tasso inizia il suo testo per Scipione Gonzaga ringraziando Giovan Francesco Cocchi per avergli recapitato una sua lettera e rimproverando indirettamente Gabriello Pici per non aver fatto altrettanto con un'altra. Dice poi di meravigliarsi di alcune notizie ricevute a proposito del fratello del destinatario, Pirro Gonzaga, e si lamenta del fatto che non gli sia arrivata una sua lettera, inviata per mezzo di un servitore. Si duole che Francesco Osanna non abbia inviato al destinatario l'ultima copia della tragedia Il Re Torrismondo, perché quella mandata da Antonio Costantini era priva di alcuni versi; pensava, inoltre, di aggiungere una scena prima della pubblicazione. Confida al destinatario di essere dispiaciuto di non avere notizie dei suoi nipoti Antonino Sersale e Alessandro Sersale, e di star aspettando la grazia dell'imperatrice Maria d'Asburgo per poter tornare a Sorrento, dove spera di recuperare una parte della dote di sua madre Porzia de' Rossi. Descrive il suo stato d'infermità fisica, che gli impedisce di comporre agevolmente. Si confessa deluso di non aver ricevuto la retribuzione che gli spetta in seguito alle svariate stampe di sue opere, cosa che Giovanni Battista Licino sembra intenzionato a perpetuare. Crede che il destinatario abbia ricevuto una sua lunga lettera per mano dell'abate di Santa Barbara Berzellino Berzellini e anche la canzone scritta per la nascita del secondogenito del principe di Mantova Vincenzo Gonzaga, Ferdinando Gonzaga, nato il 26 aprile 1587 (Rime, 1367, Celeste Musa, or che dal ciel discende). Anticipa che riceverà attraverso Giorgio Alario un'opera in onore delle nozze di Giulio Cesare Gonzaga (Rime, 1366, Espero già risplende, Espero in cielo) e allega il dialogo Il Messaggiero e altre opere in nuova redazione: Tasso ha infatti potuto finalmente consultare i libri di cui aveva bisogno per la revisione. Manda i suoi saluti a Giovanni Angelo Papio e a Maurizio Cataneo.