Lettera n. 341

Mittente
Tasso, Torquato
Destinatario
Grillo, Angelo
Data
22 febbraio 1585
Luogo di partenza
Ferrara
Lingua
italiano
Incipit
Le molte lodi che Vostra Paternità reverendissima
Regesto

Tasso ringrazia affettuosamente Angelo Grillo per le lodi mosse alle sue lettere, ma si mostra dispiaciuto «di aver sparso cosa che mi sarebbe molto difficile a raccogliere», riferendosi allo stato poco stabile del carteggio già a questa altezza. In vista della stampa nella Quarta parte di Rime e Prose, incoraggiata dal benedettino, Tasso desidererebbe raccogliere le missive, confessandosi «amatore di gloria» e chiede che gli siano recapitate le copie di lettere conservate dai destinatari. Nei paragrafi centrali l’autore utilizza l’usuale lessico metaforico intorno alla sua infermità, tornando anaforicamente sui concetti di lode e gloria che potrebbero ristorare il suo animo. Informa poi il destinatario sulle sue condizioni fisiche, recuperando un frammento petrarchesco asportato dal sonetto proemiale (Petrarca, Rvf., I, v. 8.): «Fra tanto, come infermo, spero trovar pietà non che perdono». Impegnandosi a scrivere con più zelo al signor Paolo, fratello del Grillo, Torquato paragona platonicamente il corpo a una prigione, dove la «penna» non può essere libera in tutto, giustificando il suo ritardo a causa del luogo in cui si trova. Le richieste sono accompagnate da un velato tono di difesa: modesto nel domandare, ma mai nel donare, l’autore ha fino ad ora trovato un solitario silenzio come schermo alle sue suppliche, formulate sempre con umiltà e sincerità. Dopo questo breve e pacato sfogo, Tasso torna a elogiare il Grillo e il fratello Paolo, che gli recano grande conforto. Per accelerare gli uffici dell’amico, Tasso gli invia la canzone «già promessa ma non ben ricopiata» (si tratta probabilmente di Rime, 1220, Cantar non posso, e d'operar pavento) da consegnare alla duchessa di Mantova Eleonora d’Asburgo. Spera che la canzone faccia l’effetto desiderato a corte, ed esorta il Grillo a supportare «la ragione» con le sue lettere a Cesare Galvani (segretario di Eleonora d’Asburgo). Aggiorna poi l’interlocutore sullo stato della sua produzione letteraria: desidera sistemare un sonetto per il Grillo, che ha posto tra le sue scritture «in una cassetta che non ha chiave»; dà poi indicazione di mandare ad Aldo Manuzio (il Giovane) «il conciero con le proposte e con le risposte», e si lamenta di come quest'ultimo non aspetti che siano mandate le altre rime, gran parte delle quali ha dato a Alessandro Pendaglia perché le recapitasse a Scipione Gonzaga (vd. Lettere, ed. Guasti, 306, 307). Il poeta è certo che appena le sue carte giungeranno al Gonzaga, quest'ultimo si appresterà a farne il volere dell'autore, il quale vorrebbe che non fossero «sì mal trattate» ma ordinate e stampate in caratteri eleganti e chiari seguendo l’esempio delle stampe di Vittorio Baldini, importante editore ferrarese. In tal modo l'autore, che ha visto le sue carte «divise e lacerate in molte parti, in guisa de le membra d'Ippolito», si compiacerebbe di vederle intere e tornate alla vita. Si raccomanda dunque al Manuzio, e bacia le mani alla sorella del Grillo, Girolama Spinola, della quale conosce ancora solo il nome. Dichiara di non aver perso la memoria dei suoi obblighi verso la famiglia Grillo, e perciò avrebbe voluto mandare al destinatario due dialoghi richiesti, ma di entrambi ha divulgato la copia e nella stesura originale mancano alcune aggiunte. Invia per supplire alla mancanza il dialogo «de la Poesia Toscana" (La Cavaletta). Invita comunque l'amico a scrivere al padre don Basilio (Zaniboni) per aver copia degli altri due dialoghi, liberando così l'autore dalla fatica del copiare che risulta «grave molto più di quella del comporre».

Testimoni
  • Modena, Biblioteca Estense Universitaria, Est. It. 732 = alfa.S.8.13, lettera n. 105, cc. 86v-89v
    Copia, manoscritto di altra mano.
    Manoscritto, mm 309 x 205.
    Indirizzo presente.
  • Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 10976, lettera n. 105, cc. 82r-84v
    Copia, manoscritto di altra mano.
    Unità di manoscritto composito.
Edizioni
Bibliografia
  • Resta 1957b = Gianvito Resta, Studi sulle lettere del Tasso, Firenze, Le Monnier, 1957, pp. 132-133
Opere citate

La Cavaletta overo de la poesia toscana

Nomi citati

Scheda di Carolina Truzzi | Ultima modifica: 16 gennaio 2024
Permalink: https://www.torquatotasso.org/lettere/341