Lettera n. 1653

Torquato Tasso informa Curzio Ardizio della propria indisposizione a copiare qualsiasi scritto. Attende notizie dal cardinale Francesco Maria del Monte sulla possibilità di ottenere delle stanze presso un monastero: ma, nell’attesa, teme di perdere l’occasione di recarsi ai bagni di Pozzuoli o di Ischia e, dopo aver lodato anche quelli di Siena e altre zone termali toscane, chiede un aiuto per raggiungere quelli campani. Ribadisce il desiderio di un alloggio presso qualche monastero romano, proponendo quello «de la Trinità» (Villa Medici al Pincio), dove godrebbe la vista della vigna del granduca di Toscana Ferdinando I de’ Medici; quello di «Santa Maria Nuova» (Santa Francesca Romana al Palatino), per passare tra gli orti dei Farnese; o quello di «Montecavallo» (San Silvestro al Quirinale), dove potrebbe discorrere con «nostro Signore». Una stanza nel monastero di San Pietro in Vincoli, invece, gli permetterebbe di potare a termine il «negozio» con l’arciduca d'Austria Ernesto d'Asburgo, fratello dell’Imperatore Rodolfo II d'Asburgo. Discute poi della dedica del suo poema (Gerusalemme conquistata): potrebbe indirizzarlo al granduca, in cambio di protezione e un posto in corte, ma ne ricorda la poca generosità; propone anche il duca di Parma Ranuccio Farnese, ma preferirebbe poter dividere sé stesso e le proprie opere tra tutti i principi di cui vorrebbe richiedere l'aiuto. Conclude informando l’Ardizio di scrivere al signor Guidobaldo Del Monte e al «Signor Abate» (forse Niccolò degli Oddi), affinché favoriscano il suo spostamento in un monastero.