Lettera n. 1560

Mittente
Tasso, Torquato
Destinatario
Loffredo, Arrigo
Data
[s. d.]
Luogo di arrivo
Sant'Agata
Lingua
italiano
Incipit
Mi rende Vostra Signoria illustrissima grazie di ciò
Regesto

Tasso ringrazia il destinatario per aver anticipato la propria richiesta di poter citare nella Gerusalemme conquistata i nomi del padre, Carlo Loffredo, e del cugino, Giovanni Battista Manso, così da insignire il poema con due nomi illustri e insieme onorare il debito contratto con entrambi. A riguardo ricorda come ai tempi della guerra tra papa Paolo IV (al secolo Gian Pietro Carafa) e il «re Cattolico» Filippo II, re di Spagna, quando il viceré e duca di Alba Fernando Álvarez de Toledo designò come suo luogotenente a Napoli Giovanni Battista Manso, avo di Arrigo Loffredo e di suo cugino, che fu autore della pace tra i contendenti. A quei tempi il padre Bernardo Tasso, essendo al servizio del principe di Salerno Ferrante Sanseverino, aveva lasciato il poeta appena dodicenne a Roma, presso Maurizio Cataneo, e aveva affidato i propri affari napoletani all'avvocato Giovanni Battista Manso, nominato in quello stesso periodo eletto di Napoli. Tasso ammette che al tempo l'omonimia tra i due personaggi lo trasse in inganno e, con il desiderio di incontrare l'avvocato, uscì da Roma per raggiungere «gli alloggiamenti cattolici» del condottiero avo del destinatario: fu così trovato dal marchese Carlo Loffredo, a cui Tasso disse di essere parente del Manso condottiero, e che dunque lo condusse in sua presenza. A quel punto il giovane Tasso si rese conto dell'errore e del pericolo cui si era esposto dichiarando il falso. Il condottiero però reagì in modo paterno e comprensivo: lo rimproverò in privato per l'eccessiva audacia e ingenuità e gli spiegò che avrebbe dovuto, per legge, condannarlo a morte, ma lo avrebbe risparmiato perché convinto della sua buona fede e consapevole dei meriti del padre Bernardo Tasso. Per proteggerlo, lo onorò pubblicamente come suo familiare e lo fece rientrare a Roma scortato dal padre del destinatario Carlo Loffredo, anch'egli mostratosi gentilissimo nei suoi confronti. L'essere nominato nel poema, dunque, vuole essere un pegno per tutti questi debiti, che Tasso ripaga al destinatario come erede di quegli illustri avi.

Testimoni
  • Bergamo, Biblioteca civica Angelo Mai e Archivi storici comunali, Cass. 6.15, lettera n. 172, 152r-v
    Copia, manoscritto di altra mano.
    Unità di manoscritto composito.
    Indirizzo presente.
  • Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Palatino 223, lettera n. 283, cc. 318-321
    Copia, manoscritto di altra mano.
    Manoscritto.
    Indirizzo presente.
    Note: Alla c. 291 si legge un titolo introduttivo valido per un gruppo di lettere in cui la seguente è inclusa: «Lettere di Torquato Tasso scritte al Signor Giovan Battista Manso e ad altri Signori Napolitani». Alla c. 319, all’altezza di «ritornandosene a svernare», si nota una manicula sul margine destro; il passaggio da «tre anni passati» a «i suoi affari di Napoli» è evidenziato tramite un tratteggio lungo il margine destro.
Edizioni
Bibliografia
  • Serassi 1790 = Pietrantonio Serassi, Vita di Torquato Tasso, Bergamo, Locatelli, 1790, vol. I, p. 85
Opere citate

Gerusalemme conquistata

Nomi citati

Scheda di Elisabetta Olivadese | Ultima modifica: 03 gennaio 2024
Permalink: https://www.torquatotasso.org/lettere/1560