Tempio in lode di Flavia Peretti Orsini

Insieme editoriale: Rime

Nel 1591, Torquato Tasso, con lo pseudonimo di Uranio Felice, cura l’allestimento di un’antologia poetica, andata in stampa presso il tipografo romano Giovanni Martinelli. La raccolta è dedicata alla nobildonna romana Flavia Peretti Orsini, sposa di Virginio Orsini, duca di Bracciano, e pronipote di papa Sisto V. Ad entrambi Tasso aveva indirizzato versi d’encomio: Virginio Orsini è destinatario di un paio di sonetti (Rime nn. 1489-1490); mentre, il pontefice di una dozzina di rime (Rime nn. 1291, 1324, 1386-1394, 1425, 1427), verosimilmente composte da Tasso durante i suoi ripetuti soggiorni romani, ospite dell’amico Scipione Gonzaga, nominato cardinale nel 1587. In più, anche la sorella della dedicataria, Felice Orsina Peretti, moglie del principe di Paliano Marcantonio II Colonna, fu ripetutamente celebrata da Tasso, che le indirizza cinque sonetti e tre canzoni: i sonetti La sublime e lucente Orsa celeste, Quasi statua d’avorio in voi natura, Felice terra in arenose sponde, Roma al partir de la sua chiara stella, Roma, ch’al variar d’iniqua sorte (Rime nn. 1360, 1447-1448, 1562-1563); e le «Tre Canzoni in lode delle mani ad imitatione delle tre del Petrarca in lode degli occhi dedicate all’Illustrissima et Eccellentissima Signora Donna Orsina Peretti Colonna Principessa di Palliano» (ms. Vat. Lat. 10974, c. 113r) Donna gentile, io veggio, Perché la vita è breve e Poiché l’ingegno perde (Rime nn. 1449-1451). Già prima della pubblicazione del Tempio, Tasso aveva omaggiato Flavia Peretti in un altro sonetto encomiastico, Flavia, quando nel lago un picciol vento (Rime n. 1361), edito in Tasso 1587, c. 13r, sebbene assente dalla successiva antologia.

La miscellanea raccoglie duecentoundici componimenti, di varia tipologia metrica ma pressoché omogenei per apparati tematici e linguaggio encomiastico, comune a gran parte della poesia d’occasione di fine Cinquecento. All’operazione editoriale prendono parte personalità più o meno note della scena culturale romana del periodo, alcune delle quali non ancora identificate: Alessandro Guarnelli, Alessandro Monti, Antonio Doni, And. Filoromini, Antonio Buffa Negrini, Baldo Cataneo, Bartolomeo Carrara, Cesare Rinaldi, Cesare Evoli, Cristoforo Bronzini, Cosmo Gaggi, Celso Cittadini, Desiderio Land., Dionisio Mint., Donato Nemelli, Erasmo di Valvasone, Ercole Vittori, Fabio Orsini, Flaminio Capra, Girolamo Catena, Gier. Zoppio, Gier. Cesarini, Giovanni Manzano, Giovanni Zucco, Giovanni Battista Crescendolo, Giovanni Ralli, Giovanni Francesco Buoni, Giulio Caria, Guido Postumio Ferri, Guidantonio Saracino, Enrico Zucco, Orazio Ven. Innocenzo Pio, Leonardo Maniaco, Lorenzo Natali, Luciano Orifilo, Lodovico Marchesini, Marcantonio Nicoletti, Muzio Muti, Matteo Chieli, Nicola degli Angeli, Ottavio Me., Ort. Fam., Por. F., P. Mar. Moric, Protesilao, Statilio Paolini da Osimo, Scipione Manzano, Scipione Teodoro, Tiberio Sbarra, Virgilio Remigi.

Oltre settanta componimenti del Tempio sono privi di indicazioni autoriali. Questa anomalia è ammessa dallo stesso tipografo nella conclusiva nota Ai lettori dove, scusandosi, invita i rispettivi autori a palesarsi, così da poter rimediare alla mancanza: «Parrà per aventura strano ad alcuno Autore, di non vedere il suo nome posto sopra la compositione sua. Ma sappia, che essendosi fatta diligenza per rinvenire i nomi di tutti, che nel copiare si erano smarriti, non si è potuto arrivare alla cognizione compita: onde si prega ogn’uno ad haverci per iscusati, et a farci capitare quelli nomi, che mancheranno; perché si possa emendare questo difetto, che, quanto preme, o premerà ad altri, altrettanto ci è grave a noi» (c. Z8r). In effetti, l’intero volume si contraddistingue per un allestimento frettoloso e impreciso, forse da ricondurre alle precarie condizioni di salute di Tasso (Mussini Sacchi 2003, p. 514). Pure l’assetto dei testi risulta, nel complesso, quasi casuale, dal momento che non si riconosce né un raggruppamento per autore né per tema, con la sola eccezione di una serie di liriche per un’imprecisata malattia della destinataria (Tasso 1591b, pp. 190-195).

Subito dopo il frontespizio, la silloge ospita un ritratto della nobildonna, associato a un distico encomiastico, a cui seguono una lettera di dedica e un’ottava lirica (Rime n. 1439), verosimilmente da ricondurre alla mano tassiana. Sempre di Tasso sono anche i primi sei sonetti della raccolta (Voi che cercate pur da l’Austro a l’Orse; Fabricò il Tempio, con purgati carmi; Vide Flavia inalzar sublime Tempio; In voi rare bellezze, alti costumi; Roma mirando il crin, gli occhi, e la fronte; Se di lodarvi in rime oso talhora, oggi Rime nn. 1440-1445) e una canzone (De le più fresche rose homai la chioma, oggi Rime n. 1446), composta in occasione del matrimonio di Flavia Peretti con il duca Virginio Orsini. L’antologia, l’unica mai approntata da Torquato Tasso, costituisce una preziosa testimonianza della sua ultima irrequieta stagione lirica, in cui si avverte il tentativo di avvicinarsi, attraverso l’omaggio letterario, a due delle più potenti famiglie romane del tempo: quella del papa, i Peretti, e quella degli Orsini, intenzione di cui si dà chiaramente conto nell’epistola dedicatoria: «Et, io, come più ardito de gli altri, et come devotissimo, et affettionatissimo Servitore dell’Illustrissima sua Casa, presento queste rime a Vostra Eccellenza» (c. [*3v]).

Struttura

Serie non lineare di sette componimenti, così articolati: sei sonetti (pp. 1-6) e una canzone (pp. 27-32).

Storia del testo

L’allestimento del Tempio (1591) per Flavia Peretti Orsini affonda le sue radici nel soggiorno romano di Torquato Tasso, svolto, seppur con varie interruzioni, tra il 1587 e il 1590. Qui, per lo più ospite dell’amico cardinale Scipione Gonzaga, il poeta incominciò a frequentare la corte vaticana, senza riuscire però a beneficiare, come avrebbe sperato, del pieno appoggio papale. Sempre a Roma, il poeta ebbe modo di incontrare anche la pronipote del pontefice, Flavia Peretti, promotrice di un vivace cenacolo musicale, a cui presero parte alcuni dei compositori più noti dell’epoca, tra i quali Luca Marenzio. La donna andò in sposa al duca Virginio Orsini. Il matrimonio, celebrato per procura nel 1589, fu un evento cantato da molti letterati del tempo, quali Baldo Catani (Nelle nozze degl’ill.mi sig.ri il sig. don Verginio Orsino e la signora donna Flavia Peretta, Roma 1589) e Giovanni Girolamo Fiorelli (Nelle felicissime nozze de gl’illustris. & eccellentis. ss. don Verginio Orsino, duca di Bracciano, & donna Flauia Peretta, Roma 1589). In passato, è stato suggerito di individuare proprio nelle nozze di Flavia Peretti l’occasione encomiastica alla base della raccolta tassiana (Mussini Sacchi 2003, p. 514), dal momento che molti dei componimenti del Tempio omaggiano la medesima unione. Siccome all’interno dell’antologia mancano riferimenti alla morte di papa Sisto V (m. agosto 1590), è possibile che Tasso abbia raccolto i materiali lirici prima del suo trapasso, dunque tra la primavera del 1589 e l’estate del 1590, lasciandoli poi inutilizzati fino all’anno successivo, quando l’editore deve essersi preoccupato di velocizzarne la messa a stampa (Mussini Sacchi 2003, pp. 514-517). Più di recente, invece, è stato proposto di anticipare l’idea dell’allestimento al 1587, a partire da un’iniziativa di Giovanni Angelo Papio, nelle cui Rime (Bologna 1590), dedicate sempre a Flavia Peretti, l’autore annuncia il confezionamento di un proprio Tempio in lode della donna (Loskoutoff 2008-2010, p. 135), mai compiuto. In questa prospettiva, va ricordato che Tasso gli spedì una lettera, il 12 aprile 1587, scusandosi per avergli consegnato in ritardo un sonetto per Flavia Peretti, non identificato (Tasso 1852-1855, II, p. 187, n. 798; la lettera è già segnalata da Loskoutoff 2008-2010, p. 125).

La canzone De le più fresche rose homai la chioma, di argomento epitalamico, è certamente ascrivibile al 1589; mentre sono probabilmente di poco posteriori quelle poesie tassiane nel cui si testo si fa esplicito riferimento all’allestimento del Tempio (Rime nn. 1439-1442). Certamente anteriore al 1589, invece, è il sonetto Roma mirando il crin, gli occhi, e la fronte (Rime n. 1444), giacché trova riscontro, in una veste testuale lievemente differente, a c. 137r del ms. autografo E2 (collocazione alfa.V.7.2) della Biblioteca Estense Universitaria di Modena, datato al biennio 1586-1587. Inoltre, è di qualche interesse precisare che il sonetto In voi rare bellezze, alti costumi (Rime n. 1443), incluso nel Tempio, è trasmesso, pur con delle varianti, anche nel ms. Vat. Lat. 9880, dove è però indirizzato «al Signor Don Virginio Orsino» (c. 23v). Nessuno dei componimenti tassiani annoverati nel Tempio trova riscontro nella Prima parte delle Rime (Mantova 1591) né nella Seconda parte delle Rime (Brescia 1593).

Date di elaborazione

1589-1591


Prima edizione
  • Tasso 1591b = Tempio fabricato da diversi coltissimi, & nobiliss. ingegni, in lode dell’illust.ma & ecc.ma donna Flavia Peretta Orsina, duchessa di Bracciano. Dedicatole da Uranio Fenice, Roma, presso Giovanni Martinelli, 1591

Bibliografia
  • Mussini Sacchi 2003 = Maria Pia Mussini Sacchi, Tasso e il Tempio in lode di Flavia Orsina: prima ricognizione, in Sul Tasso. Studi di filologia e letteratura italiana offerti a Luigi Poma, Roma-Padova, Editrice Antenore, 2003, pp. 511-531
  • Loskoutoff 2008-2010 = Yvan Loskoutoff, Genèse et symbolique du «tempio» réuni par Torquato Tasso pour Flavia Peretti, duchesse de Bracciano (1591), in «Studi tassiani», LVI-LVIII, 2008-2010, pp. 123-151

Risorse correlate
Edizione del testo in preparazione

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