Le lagrime di Cristo
Insieme editoriale: Poemi religiosi
Pensate in dittico con le coeve Lagrime della Beata Vergine, delle quali sviluppano la stessa tematica della fragilità mortale – ma osservata dal versante dell’umanità del Cristo incarnato –, le venti stanze tassiane si allacciano alla tradizione della poesia delle lacrime fiorente nella seconda metà del Cinquecento, a partire dalle prove decisive di Luigi Tansillo, Erasmo da Valvasone e di Angelo Grillo pubblicate tra gli anni Ottanta e Novanta.
La contemplazione del pianto di Cristo in croce è indicata nel poemetto come momento per imparare dall’esempio del Dio, fattosi uomo, una lezione di pietà: non un abbandono, ma una presa di coscienza del dolore – degli altri e proprio – che avviene attraverso le lacrime, intese come traccia divina in uno degli atti più profondamente umani. Un Cristo, quindi, che nelle ottave tassiane insegna agli uomini a essere tali e a farsi con il pianto simili a Dio (ott. 3, 3-4: «chi piange seco e seco ’l pianto ha misto, / mentr’egli piange, il pio Signor rassembra»).
In questo pianto che apparenta l’umano e il divino Tasso ravvisa una «santa virtù» che apre alla prospettiva della resurrezione, non solo dei corpi ma dell’agostiniana città celeste sulle ceneri della distrutta Gerusalemme terrena. E sul riscatto con il pianto dell’«antico amor […] profan» si fonda anche la vibrante esortazione finale alla città di Roma a lasciare da parte le risse intestine per trasformare l’«odio interno in amoroso zelo» (ott. 17-20), rendendosi esempio di una pietà che conduce a Dio (ott. 20, 5-6: «Già di fortezza avesti e gloria e vanto; / abbilo or di pietà ch’inalza al cielo»).
- Struttura
Unitaria.
- Storia del testo
Nell’avviso A’ Lettori, posto in apertura alla prima edizione, lo stampatore Giorgio Ferrari offre qualche notizia sull’origine del poemetto che sarebbe derivato dalle Lagrime della Vergine, «come i concetti (là dove sia fertilità d’ingegno) germogliano l’uno dall’altro» (Tasso 1593c, c. A2r). La composizione deve dunque aver seguito quella delle stanze per la Vergine, conclusa il 7 marzo 1593 (Lettere, ed. Guasti, 1445), ed è ultimata prima del 10 aprile, quando scrivendo al vescovo di Asti Francesco Panigarola Tasso promette di spedirgli un'altra volta la copia dei due poemetti (ivi, 1452).
A questa prima circolazione manoscritta, di cui non sembra essere sopravvissuta alcuna traccia materiale, si sostituisce presto la diffusione a stampa: le Lagrime di Cristo, precedute dalle stanze per la Vergine, sono infatti pubblicate la prima volta entro il 30 aprile 1593 a Roma presso Giorgio Ferrrari e poi più volte nello stesso anno e nei successivi (ivi, 1456; Solerti 1895, vol. I, pp. 752-753; ma si veda anche la scheda qui dedicata alle Lagrime della Beata Vergine).
- Date di elaborazione
marzo 1593
- Prima edizione
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- Tasso 1593c = Torquato Tasso, Stanze del Sig. Torquato Tasso per le Lagrime di Maria Vergine Santissima et di Giesù Christo nostro Signore, In Roma, Giorgio Ferrari, 1593
- Edizioni di riferimento
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Tasso 1963-1965
= Torquato Tasso, Opere, a cura di Bruno Maier, Milano, Rizzoli, 1963-1965
(vol. IV, pp. 419-424)
- Tasso 2001 = Torquato Tasso, Lagrime, a cura di Maria Pia Mussini Sacchi, Novara, Interlinea, 2001
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Tasso 1963-1965
= Torquato Tasso, Opere, a cura di Bruno Maier, Milano, Rizzoli, 1963-1965
- Bibliografia
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Solerti 1895
= Angelo Solerti, Vita di Torquato Tasso, Torino-Roma, Loescher, 1895
(vol. I, pp. 752-753)
- Imbriani 2001 = Maria Teresa Imbriani, Intertestualità tra le Lagrime di Tansillo e le Lagrime di Tasso, in «Critica letteraria», CX, 2001, pp. 15-32
- Ardissino 2002 = Erminia Ardissino, Le lagrime del Tasso, in «Lineatempo», VI, 2002, pp. 92-99
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Gigante 2007
= Claudio Gigante, Tasso, Roma, Salerno, 2007
(pp. 387-389)
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Ardissino 2023
= Erminia Ardissino, Tasso e il sacro, in Tasso, a cura di Emilio Russo e Franco Tomasi, Roma, Carocci, 2023, pp. 251-269
(p. 267)
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Solerti 1895
= Angelo Solerti, Vita di Torquato Tasso, Torino-Roma, Loescher, 1895
- Risorse correlate
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- 5 lettere di Tasso in cui l'opera è citata