Stanze aggiunte al «Floridante»
Insieme editoriale: Opere in versi
Poema incompiuto in 19 canti, di paternità condivisa tra Bernardo Tasso e il figlio Torquato, il Floridante rappresenta l’ultimo esperimento poematico di Bernardo: da una parte tentativo di ripensare su nuove basi l’Amadigi (Venezia, Giolito, 1560) – opera di una vita – e, dall’altra, omaggio al duca di Mantova Guglielmo Gonzaga che lo aveva accolto come segretario nell’estrema stagione della sua vita.
Il poema nasce dunque già all’incrocio di istanze diverse il 23 novembre 1563, come recita la nota autografa che apre il codice della Biblioteca Marciana di Venezia (It. cl. IX, 189=6287), e in particolare da una mai interrotta riflessione sul trattamento epico della materia cavalleresca, sulla composizione della varietà in una unità più regolarmente aristotelica, avviata venti anni prima da Bernardo – con il tentativo dell’Amadigi «epico» presto abbandonato per un impianto romanzesco – e stimolata dal decisivo esordio poetico del Rinaldo del figlio Torquato (Venezia, Senese, 1562). Nel nuovo poema, pensato in 34 canti, Bernardo ricerca una alternativa alla trama molteplice dell’Amadigi, incentrata sulle vicende intrecciate di tre coppie di amanti (Amadigi e Oriana; Floridante e Filidora; Alidoro e Mirinda) e modellata sul Furioso ariostesco, estraendo dal poema maggiore in cento canti il solo filo della formazione cavalleresca e amorosa di Floridante, eroe di invenzione tassiana entro una favola in larga parte dipendente da un romanzo spagnolo, l’Amadís de Gaula, e per questo veicolo non solo di omaggi encomiastici in direzione imperiale, ma di ambizioni poetiche che si legano a precise modalità narrative, aperte a un meraviglioso di marca allegorica. Alla dorsale unitaria delle imprese di Floridante Bernardo progetta di ancorare le avventure dei dieci cavalieri partiti alla ricerca dell’eroe, strutturando una favola con al centro un unico protagonista attorno alla quale ruotano le puntate episodiche dei comprimari, comunque riconducibili a Floridante, secondo un’interpretazione personale – certo problematica – del principio aristotelico di unità di azione e del discusso corollario dell’unità di eroe.
Su questo programma, realizzato solo parzialmente da Bernardo al momento della morte nel 1569, interviene tra il 1586 e il 1587 la mano Torquato – a margine di un’altra parabola mantovana – che ricompone il materiale frammentario del Floridante e ne colma in parte i vuoti, con un lavoro teso a raggiungere una più piena dignità eroica e a innestare nuove ottave. Le addizioni più consistenti riguardano tre inserti di natura encomiastica: l’aggiunta di alcune stanze celebrative del principe di Mantova Vincenzo Gonzaga (I, 5-6), garante per la liberazione di Torquato da Sant’Anna, e duca Guglielmo (IX, 1-3), protettore di Bernardo; l’inserimento del lungo catalogo di gentildonne caste (X, 26-71), che abbraccia le donne di casa d’Austria e Gonzaga allargando lo sguardo su altre famiglie e zone della penisola; infine, un elogio di personaggi della linea gonzaghesca e della corte mantovana (XIX, 1-19).
Un’operazione quindi in gran parte legata a ragioni di opportunità, per estinguere il debito con i Gonzaga e garantirsi una sistemazione altrove, ma non estranea agli interessi propriamente letterari di Torquato, che raccoglie nel Floridante la lezione poetica di Bernardo – viva fin dal primitivo abbozzo del Gierusalemme – in un momento di accesa riflessione critica attorno alla forma e allo stile eroici, portata avanti anche sul versante tragico nel contemporaneo Torrismondo, mentre procede la profonda riscrittura dei giovanili Discorsi dell’arte poetica connessa al cantiere, ormai prossimo a riaprirsi, della revisione della Gerusalemme liberata.
- Struttura
Canto I (72 ott.); Canto II (76 ott.); Canto III (62 ott.); Canto IV (65 ott.); Canto V (48 ott.); Canto VI (71 ott.); Canto VII (68 ott.); Canto VIII (56 ott.); Canto IX (74 ott.); Canto X (112 ott.); Canto XI (62 ott.); Canto XII (94 ott.); Canto XIII (95 ott.); Canto XIV (66 ott.); Canto XV (82 ott.); Canto XVI (78 ott.); Canto XVII (72 ott.); Canto XVIII (80 ott.); Canto XIX (96 ott.).
Ciascun canto è introdotto da un Argomento, scritto in ottava rima da Antonio Costantini.
- Storia del testo
A breve distanza dall’arrivo a Mantova, a seguito della liberazione dalla reclusione ferrarese, Tasso scrive il 23 luglio 1586 ad Antonio Costantini per chiedere la restituzione di un manoscritto contenente il Floridante, attualmente disperso, essenziale per integrare dove possibile il poema incompiuto del padre Bernardo e stamparlo come atto di omaggio ai Gonzaga (Lettere, ed. Guasti, 605).
Il 26 agosto Torquato poteva cominciare a lavorare su uno dei quinternelli del poema inviati da Costantini (ivi, 633) – in viaggio fra Mantova e Ferrara – e il 2 settembre incaricava lo stesso amico di allestire l’edizione del Floridante (ivi, 628; ivi, 640). Il mese successivo, con una lettera del 2 ottobre (ivi, 656), Torquato rimanda a Costantini il poema rivisto, specificando l’entità dei propri interventi, mirati soprattutto a raccordare o a eliminare alcuni passaggi e a sanare le lacune – a volte con prelievi dall’Amadigi –, ma anche a ritoccare la dispositio, forse con dirette ricadute sulla scelta di far seguire ai primi otto canti dedicati a Floridante i successivi undici dedicati agli altri cavalieri (per questa ipotesi vd. Corsano 2006, pp. CXXXVII-CXL).
Nella stessa lettera, oltre a delegare a Costantini la stesura degli argomenti da anteporre ai canti, Torquato annuncia l’intenzione di inserire alcune nuove ottave in lode delle donne celebri per la castità, che saranno inserite nel canto X (ott. 26-71; Lettere, ed. Guasti, 662; ivi, 669; ivi, 672). Il 18 novembre Tasso chiede al principe di Mantova Vincenzo Gonzaga di inviargli dei nominativi di nobildonne mantovane da omaggiare e consegna al Costantini le ottave aggiunte con la lettera del 22 novembre (Lettere, ed. Solerti, LXI; Lettere, ed. Guasti, 688; ivi, 692), facendo riferimento anche alle tre ottave in lode del duca di Mantova (canto IX, 1-3). Intanto, spedita il 26 novembre la dedica del poema al duca Guglielmo Gonzaga (ivi, 694, stampata poi con data 6 luglio 1587), Tasso allega alla lettera del 9 dicembre diretta a Costantini tre ulteriori ottave in elogio delle nobildonne caste e il 14 ha notizia dell’avvio del processo di stampa (ivi, 704; ivi, 707). Il 19 dicembre, tuttavia, continua a inviare nuove ottave da collocare al principio dell’ultimo canto (ivi, 718), probabilmente il gruppo XIX, 1-19 (con qualche dubbio però sulla paternità dell’ottava 19, cfr. Daniele 1983, pp. 219-221; Corsano 2006, p. CXXXVI). Altre tre ottave da aggiungere al catalogo del canto X sono spedite a Costantini il 15 gennaio 1587 (Lettere, ed. Guasti, 748). E ancora il 5 maggio, tra gli ultimi interventi consistenti tracciabili (ivi, 808), il poeta avverte di aver recuperato «un libro di mio padre», da identificare con l’attuale codice It. cl. IX, 189=6287 della Biblioteca Nazionale Marciana (vd. Corsano 2006, pp. LV-LVIII; Perotti 2019), dal quale ha tratto alcune ottave proemiali (I, 3; 7) aggiungendone delle altre (I, 5-6) per un totale di quattro stanze (per la ricostruzione vd. Daniele 1983, pp. 227-232; Corsano 2006, pp. CXXXVI-CXXXVII).
Dall’inizio dell’iter correttorio nel luglio-agosto 1586 fino al 17 luglio 1587 (Lettere, ed. Guasti, 856), quando riceve dalle mani del Costantini un esemplare del Floridante, Tasso spinge e sollecita con insistenza la stampa del poema, divenuto uno dei mezzi per svincolarsi dal debito contratto con i Gonzaga.
L’editio princeps curata dal Costantini, che probabilmente interviene sull’aspetto grafico-formale del poema (Corsano 2006, pp. CXXX-CXXXI), esce a Bologna, presso Alessandro Benacci (Tasso 1587e), in due emissioni distinte: una in formato maggiore e in carta pregiata; una in formato più piccolo rivolta a un pubblico di minori pretese (la questione della priorità della stampa Benacci rispetto alla stampa Rossi e alla stampa Osanna del 1588 è stata risolta definitivamente Corsano 2006, pp. CXV-CXXIX).
Se distinguere le diverse paternità e indagare la profondità dell’intervento di Torquato sulle carte paterne conserva sempre un margine di incertezza (ma vd. D’Alessandro 1997; Ead. 1998), per alcune zone del Floridante il passaggio sul testo di Tasso figlio, oltre che dai documenti epistolari, è testimoniato dal codice It. 379a=α.V.7.2 della Biblioteca Estense di Modena (Corsano 2006, pp. LIX-LXII; CIX-CXIV). Le cc. 145v-151v conservano infatti le stanze autografe di carattere encomiastico, scritte da Torquato e inserite nel canto X del poema. Si tratta di 34 delle 43 ottave complessive scritte in omaggio delle donne caste, pubblicate da Solerti (Tasso 1891-1895, vol. II, pp. 533-553) che però attribuisce a Torquato solo le stanze trasmesse dal manoscritto autografo (le attuali X, 28-50; 57-67), escludendo le altre attestate solo dalla stampa (X, 26-27; 51-56; 68-71). Antonio Daniele ha invece proposto di assegnare a Torquato l’intero complesso di ottave celebrative (X, 26-71; Daniele 1983, pp. 223-224). L’ipotesi è stata accolta dal curatore dell’edizione critica del Floridante, Antonio Corsano, che ha individuato alcune modifiche nell’ordinamento delle stanze tra il codice estense e la stampa Benacci in direzione di una scansione più precisa del catalogo (Corsano 2006, pp. CIX-CXIII).
- Date di elaborazione
ottobre 1586-luglio 1587
- Testimoni manoscritti
-
-
It. 379 = α.V.7.2 •
Modena, Biblioteca Estense Universitaria
(cc. 145v-151v)
-
It. 379 = α.V.7.2 •
Modena, Biblioteca Estense Universitaria
- Prima edizione
-
- Tasso 1587e = Bernardo Tasso, Il Floridante del Signor Bernardo Tasso, al Serenissimo Signor il Signor Guglielmo Gonzaga duca di Mantova, etc. Con gli Argumenti a ciascun Canto del Signor Antonio Costantini, In Bologna, per Alessandro Benacci, 1587
- Edizioni di riferimento
-
-
Tasso 1891-1895
= Torquato Tasso, Opere minori in versi di Torquato Tasso, edizione critica sugli autografi e sulle antiche stampe a cura di Angelo Solerti, Bologna, Zanichelli, 1891-1895
(vol. II, pp. 533-553)
- Tasso 2006 = Bernardo Tasso, Torquato Tasso, Floridante, edizione critica a cura di Vittorio Corsano, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2006
-
Tasso 1891-1895
= Torquato Tasso, Opere minori in versi di Torquato Tasso, edizione critica sugli autografi e sulle antiche stampe a cura di Angelo Solerti, Bologna, Zanichelli, 1891-1895
- Bibliografia
-
- Daniele 1983 = Antonio Daniele, Capitoli tassiani, Padova, Antenore, 1983
- D'Alessandro 1997 = Francesca D’Alessandro, Dall’Amadigi al Floridante: le tracce di Torquato Tasso nell’opera del padre, in «Rendiconti dell’Istituto Lombardo. Accademia di Scienze e Lettere, Classe di Lettere e Scienze morali e storiche», CXXXI, 2, 1997, pp. 347-393
- D'Alessandro 1998 = Francesca D’Alessandro, Dall’Amadigi al Floridante: le varianti delle ottave omologhe, in «Studi tassiani», XLVI, 1998, pp. 81-100
- Corsano 2006 = Vittorio Corsano, Introduzione; Nota al testo, in Bernardo Tasso, Torquato Tasso, Floridante, edizione critica a cura di Vittorio Corsano, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2006, pp. V-LIV; LV-CLXXV
- Perotti 2019 = Diego Perotti, Alcune riflessioni sul Floridante di Bernardo Tasso, in «Italianistica», XLVIII, 1, 2019, pp. 97-106
- Risorse correlate
-
- 13 lettere di Tasso in cui l'opera è citata