Lettera consolatoria all’Albizi

Insieme editoriale: Lettere

La consolatoria diretta a Dorotea Geremia Albizi per la morte del marito Camillo Albizi, ambasciatore del granduca di Toscana presso la corte di Ferrara, assume una forma epistolare codificata da una lunga tradizione letteraria che, per larghi tratti, si intreccia con il genere dell’orazione funebre.

Seguendo da vicino la struttura argomentativa della Consolatio ad Apollonium di Plutarco, postillata da Tasso in un esemplare oggi conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana (Stamp. Barb. Cr. Tass. 2), l’autore elogia dapprima le virtù del defunto, per poi consolare la moglie e sé stesso della perdita di un amico. Data la destinazione illustre del testo, Tasso non rinuncia a incastonare tessere di matrice poetica e ad adottare argomenti filosofici, recuperando sia il concetto della medietà aristotelica, che prescrive al dolore e alle lacrime i limiti della ragione, sia i principi della decorosa costanza stoica di fronte alle avversità per dimostrare la profonda connessione della morte al ciclo vitale naturale.

Nel leggere in questa prospettiva il dolore della vedova, circoscritto alla dimensione terrena, Tasso afferma che esso potrà essere arginato dalla cura dei figli, i quali rappresentano ritratto vivente del marito defunto, e segnatamente dalla lettera tassiana che nel congedo epistolare consegna l’elogio dell’Albizi all’eternità della fama.

Storia del testo

Lo scritto è occasionato dalla morte negli ultimi mesi del 1586 dell’ambasciatore fiorentino Camillo Albizi, con il quale Tasso aveva intrecciato a Ferrara dei rapporti orientati soprattutto in funzione dell’orbita medicea. Al motivo politico-encomiastico, sollecitato dalla situazione precaria di Tasso nella stagione successiva alla liberazione dal Sant’Anna, si aggiunge probabilmente anche l’interessamento di Antonio Costantini, segretario dell’ambasciatore e amico del poeta.

Terminata la composizione dello scritto, il 4 gennaio 1587 Tasso comunica a Costantini di voler posticipare di una settimana l’invio della lettera indirizzata alla vedova dell’ambasciatore, Dorotea Geremia Albizi, puntualizzando che si tratta di una epistola consolatoria e non di una più impegnativa orazione (Lettere, ed. Guasti, 736: «avertisca che sarà lettera, non orazione»). Scrivendo di nuovo a Costantini, in data 15 gennaio, Tasso allega la lettera alla vedova Albizi (ivi, 748) e dieci giorni dopo chiede notizie sull’avvenuto recapito (ivi, 760). A distanza di qualche mese, il 1° aprile (ivi, 789), Tasso acconsente al progetto del Costantini di stampare la consolatoria con alcuni sonetti scritti in morte dell’Albizi e promette di rivedere la lettera, effettivamente inviata con alcune correzioni il 4 aprile (ivi, 791).

L’11 aprile il testo è però richiesto indietro dal poeta, che desiderava amplificare l’elogio della vedova (ivi, 796; vd. anche ivi, 797). ll manoscritto doveva essere ritornato quindi nella mani di Tasso intorno alla metà del mese, quando l’autore avverte Costantini di avere in programma la revisione della lettera e la composizione di un sonetto in lode dei coniugi Albizi (ivi, 802, lettera del 20 aprile; vd. Rime, 1362, Fu di vera onestate illustre esempio). Il 28 aprile, infine, Tasso invia a Costantini il testo rivisto della consolatoria e il sonetto accompagnati dal consenso per la stampa (ivi, 804).

La princeps vede la luce nello stesso 1587 a Ferrara, presso Vittorio Baldini, in un opuscolo in dodicesimo chiuso da due sonetti di Giulio Nuti (Tasso 1587i).

Secondo la ricostruzione offerta da Valentina Salmaso (2007), è probabile che su un esemplare della prima edizione, o forse su un manoscritto, Tasso abbia inserito delle varianti poi riversate nell’edizione uscita per Giovanni Rossi (Bologna, 1588), aperta dalla dedica di Antonio Costantini a Polissena Crotti Canobi datata al 15 aprile 1588 e suggellata da alcune rime per Camillo Albizi (Tasso 1588a). Per l’estensione degli interventi, che interessano tanto il versante erudito quanto il piano dello stile, l’edizione del 1588 è portatrice quindi di una revisione d’autore successiva alla prima edizione (per una minuta ricostruzione, vd. Salmaso 2007, pp. XXIX-XLIV; LI-LV).

Date di elaborazione

gennaio 1587-aprile 1588


Prima edizione
  • Tasso 1587i = Torquato Tasso, Lettera consolatoria del Signor Torquato Tasso. Alla molto Illustre Signora Ambasciatrice di Toscana, In Ferrara, per Vittorio Baldini Stampator Ducale, 1587

Edizioni di riferimento
  • Tasso 1852-1855 = Torquato Tasso, Le lettere disposte per ordine di tempo ed illustrate da Cesare Guasti, Firenze, Le Monnier, 1852-1855
    (vol. III, 749, pp. 132-145)
  • Tasso 2007 = Torquato Tasso, Lettera sul matrimonio. Consolatoria all’Albizi, a cura di Valentina Salmaso, Roma-Padova, Antenore, 2007
    (pp. 43-74)

Bibliografia
  • Tasso 1588a = Torquato Tasso, Lettera consolatoria del Sig. Torquato Tasso alla molto Illustre Signora la Sig. Dorotea Gieremia Albizi. Nella morte del Sig. Camillo Albizi suo Marito, Ambasciatore per il Serenissimo Gran Duca di Toscana Appresso il Serenissimo Signor Duca di Ferrara. Con alcune Rime di diversi nella morte de lo istesso Signor, In Bologna, per Giovanni Rossi, 1588
  • Salmaso 2007 = Introduzione; Nota ai testi; Nota bibliografica, in Torquato Tasso, Lettera sul matrimonio. Consolatoria all’Albizi, a cura di Valentina Salmaso, Roma-Padova, Antenore, 2007, pp. VII-XXXVIII; XXXIX-LVI; LVII-LXI

Risorse correlate
Edizione del testo in preparazione

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