Risposta alle opposizioni d’Incerto fatte al sonetto «Spino, leggiadre rime in te fioriro»

Insieme editoriale: Trattati, discorsi, orazioni

La breve prosa autoesegetica replica alle opposizioni avanzate in uno scritto anonimo sulle improprietà della lingua e delle immagini usate nel sonetto Spino leggiadre rime in te fioriro, composto da Tasso in occasione della morte del poeta e biografo bergamasco Pietro Spini.

Ai toni acuminati dello scritto polemico, che aveva notomizzato il componimento tassiano per farne emergere presunte contraddizioni e illogicità, Tasso risponde con acribia, dispiegando gli errori interpretativi dell’oppositore, dovuti tanto a una limitazione della libertà espressiva propria dei poeti, quanto a una scarsa conoscenza degli scritti teorici e della lirica. E proprio bilanciando il discorso tra auctoritates classiche ed esempi poetici, tratti soprattutto da Petrarca, Tasso mostra l’inserimento del sonetto in una precisa linea di riflessione filosofica e retorico-grammaticale e in una articolata tradizione poetica, entro cui le contraddizioni rilevate dall’oppositore diventano occasione per far emergere la qualità di un componimento che intercetta un aspetto profondo della natura umana, all’origine di tanta poesia greco-latina e volgare.

Si tratta, al di là del carattere puntuale dell’intervento tassiano, di una difesa del ruolo e della creatività del poeta, evidente nella citazione di un passaggio cruciale dell’Ars poetica di Orazio (vv. 55-59), ma anche di una dichiarazione che mostra l’estrema fiducia di Tasso nel valore della propria scrittura poetica, capace nel giro di quattordici versi di intrecciare voci diverse, parlando in persona di poeta o di altri (Amore), e così «di legar la lingua di coloro che parlano contra i poeti».

Storia del testo

Le notizie su questo scritto sono affidate perlopiù a lettere prive di datazione, anche se la composizione è riconducibile al periodo di poco precedente alla liberazione dal Sant’Anna, quando Giovan Battista Licino lascia intravedere a Tasso la speranza di un intervento della città di Bergamo.

A due lettere databili tra l’aprile e il maggio 1586, una a Licino e una a Marcantonio Spini (Lettere, ed. Guasti, 492; ivi, 497), Tasso allega il sonetto Spino leggiadre rime in te fioriro scritto in morte di Pietro Spini, padre di Marcantonio e marito della prozia di Torquato Adriana Tasso (Rime, 1296; un altro sonetto, sullo stesso tema, è intestato al proponente Antonio Beffa Negrini, cfr. Lettere, ed. Guasti, 468; Rime, 1297; vd. Solerti 1895, vol. I, p. 481).

Un’altra lettera a Licino, collocata da Cesare Guasti nel giugno del 1586, trasmette un conciero da inserire nella Risposta alle opposizioni, nel frattempo composta da Tasso per ribattere a uno scritto polemico anonimo diffuso contro il sonetto (Lettere, ed. Guasti, 523).

In assenza di manoscritti (Minesi 1984, p. 145), la principale testimonianza del testo è costituita dalla prima edizione a stampa all’interno della Quinta e sesta parte delle Gioie di rime e prose (Tasso 1587c), pubblicata nel 1587 a Venezia presso Giulio Vasalini con dedica del 24 marzo 1587, che il curatore Licino fa precedere dalle Oppositioni d’Incerto, al sonetto del sig. Torquato Tasso (ivi, cc. 85r-89r).

Date di elaborazione

1586


Prima edizione
  • Tasso 1587c = Torquato Tasso, Gioie di rime e prose del Signor Torquato Tasso. Nuovamente poste in luce per ordine dell’altre sue opere. Quinta e sesta parte, In Venetia, ad istanza di Giulio Vasalini Libraro in Ferrara, 1587
    (cc. 89v-94r)

Edizione di riferimento
  • Tasso 1875 = Torquato Tasso, Le prose diverse di Torquato Tasso nuovamente raccolte ed emendate da Cesare Guasti, Firenze, Successori Le Monnier, 1875
    (vol. II, pp. 145-150)

Bibliografia
  • Solerti 1895 = Angelo Solerti, Vita di Torquato Tasso, Torino-Roma, Loescher, 1895
    (vol. I, pp. 481-482)
  • Minesi 1984 = Emanuela Minesi, Indagine critico-testuale e bibliografica sulle Prose diverse di T. Tasso, in «Studi tassiani», XXXII, 1984, pp. 123-146
    (p. 145)
Edizione del testo in preparazione

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