Aminta

Insieme editoriale: Teatro

Favola pastorale in cinque atti, aperta da un prologo affidato al dio Amore.

L’opera rinnova e porta al vertice la tradizione pastorale ferrarese, nobilitando il cosiddetto terzo genere teatrale sia attraverso il recupero di tessere provenienti dal filone alto della poesia pastorale latina e volgare, da Virgilio all’Arcadia di Sannazaro, sia mediante la sua circoscrizione entro le norme della Poetica di Aristotele con l’uso degli espedienti drammatici propri della commedia e della tragedia.

Rappresentata di fronte a un pubblico cortigiano, la favola offre un’immagine della corte ferrarese con riferimenti appena velati dietro il travestimento pastorale. Da questa radice occasionale e di intrattenimento si snoda però una struttura tanto limpida nello sviluppo narrativo quanto complessa e stratificata nei significati.

La favola narra dell’amore inizialmente non corrisposto del pastore Aminta per Silvia, ritrosa al legame amoroso. Ai due protagonisti si accompagnano rispettivamente Tirsi (maschera di Tasso) e Dafne, aventi entrambi il ruolo di guide più esperte nella maturazione e nella formazione sentimentale della coppia di giovani. L’impassibilità di Silvia di fronte al sentimento amoroso, rimasta costante anche dopo la liberazione da parte di Aminta dalla tentata violenza di un satiro, svanisce solo di fronte all’annuncio della morte del pastore, apparentemente suicidatosi alla notizia della presunta morte di Silvia.

Sfiorata appena la tragedia, la favola si risolve con la felice unione dei due giovani, lasciata però fuori dalla scena. Il finale lieto non scioglie infatti del tutto la tensione che percorre la favola, incarnata dalle figure minacciose del Satiro e di Mopso, entrambe espressione di un controcanto al contegno e allo splendore cortigiano. Da questa matrice irriducibile di ambiguità, che vena la superficie dell’armonia bucolica, si stacca il coro del primo atto (vv. 656-723), inneggiante all’età dell’oro come regno di Amore non ancora intaccato dalle regole imposte dall’Onore, coevo alle celebri ottave della Gerusalemme liberata (XVI, 13-16).

Struttura

Interlocutori; Prologo (vv. 1-91); Atto primo, scene I-II (vv. 92-655); Coro (vv. 656-723); Atto secondo, scene I-III (vv. 724-1139); Coro (vv. 1140-1181); Atto terzo, scene I-II (vv. 1182-1469); Coro (vv. 1470-1478); Atto quarto, scene I-II (vv. 1479-1826); Coro (vv. 1827-1838); Atto quinto, scena I (vv. 1839-1977); Coro (vv. 1978-1996)

Storia del testo

La composizione del testo avviene in tempi rapidi, prendendo avvio quando Tasso non aveva compiuto ventinove anni (cfr. Aminta, atto secondo, scena II, v. 943), quindi prima dell’11 marzo 1573, e concludendosi probabilmente entro il febbraio 1574, data in cui è attestata la prima rappresentazione documentata presso la corte roveresca di Pesaro. Al contrario, permangono alcune incertezze in merito a un precedente allestimento dell’Aminta a Ferrara che è stato collocato presso l’isoletta di Belvedere il 23 marzo 1573 (Serassi 1790, vol. I, p. 194; Graziosi 2001, pp. 44-49), o secondo un’altra ipotesi il 31 luglio 1573 (Solerti 1895, vol. I, pp. 181-184; Piperno 2003; per la questione vd. Colussi 2021, pp. IX-XIV).

Scarsi sono i riferimenti dell’autore all’opera, tutti posteriori al 1575 e caratterizzati da una oscillazione nella denominazione tra «egloga» (Lettere, ed. Guasti, 21; ivi, 136) e «favola pastorale» (Lettere, ed. Solerti, XXIII; ivi, XXIV; ivi, XXVI). Tuttavia, all’altezza del 18 marzo 1581, Tasso considerava non concluso il lavoro sul testo, promettendo di inviare allo stampatore Aldo Manuzio «la favola pastorale molto migliorata, con quelle parti ch’ancor le mancano» (ibidem).

Come è ordinario per i testi teatrali, riadattati a seconda dei luoghi e delle circostanze della rappresentazione, anche l’Aminta offre il caso di un testo mobile. Di fronte alla possibile pluralità redazionale, in assenza di autografi e di manoscritti riconducibili con sicurezza all’autore, il quadro testuale si presenta complesso, con la princeps che vede la luce nel 1580 (Cremona, Draconi), a molti anni dalla prima rappresentazione, e in generale una tradizione manoscritta e a stampa che presenta significative macrovarianti. Stando all’ultima recensio dei testimoni condotta da Paolo Trovato (2021, pp. 202-212), sono noti sedici manoscritti dell’Aminta, non più antichi del 1577, e diciannove edizioni a stampa tra il 1580 e il 1590 che possono essere nel complesso ripartiti in tre famiglie (ivi, pp. 216-258).

La maggior parte dei testimoni manoscritti e a stampa è caratterizzata dalla presenza o dall’assenza di alcune sequenze testuali: in particolare l’episodio di Mopso (atto primo, scena II, vv. 553-648), i cori finali degli atti secondo, terzo, quarto e l’epilogo. A partire da questo dato, Bortolo Tommaso Sozzi ha ipotizzato un ritorno continuo di Tasso sul testo culminante nella stampa aldina del 1590 (Tasso 1590a), la prima a offrire tutti i cori e considerata perciò la redazione definitiva (Sozzi 1954, pp. 50-51; 57-59). Al contrario, Paolo Trovato ha delineato la discendenza dell’aldina del 1590 da una tradizione non affidabile (Trovato 1999, pp. 1017-1020; Id. 2003, p. 164; Id. 2021, pp. 252-254), fondando il testo base sui due codici più antichi conservati rispettivamente nella Biblioteca Universitaria di Bologna (siglato Ub e datato al 1577) e nella Biblioteca Estense di Modena (siglato Est e datato al 1579) e ricorrendo all’aldina del 1590 solo per i cori del terzo e del quarto atto (ivi, pp. 272-273).

L’episodio di Mopso è tramandato solo da due testimoni manoscritti (Est e Ub), i più antichi, ed è ignoto alle prime stampe. La sua presenza oscillante nella tradizione deriva probabilmente, più che dal fatto di adombrare una persona determinata e implicata con l’ambiente estense (sulle numerose ipotesi, da Sperone Speroni al filosofo Antonio Montecatini, vd. Trovato 2021, pp. 262-268), dal contenuto potenzialmente eversivo dei versi che lo riguardano, critici della corte (per questa lettura vd. Gigante 2006, pp. 198-201; Id. 2007, pp. 114-120; Id. 2022).

Appartengono al corpus testuale legato all’Aminta anche l’epilogo Amor fuggitivo e i quattro intermezzi – questi ultimi pubblicati la prima volta nell’edizione curata da Marco Antonio Foppa (Tasso 1666, vol. III, pp. 243-246) –, nonostante lo statuto autoriale incerto che ne ha determinato l’esclusione dal testo.

Date di elaborazione

1573-1574


Prima edizione
  • Tasso 1580a = Torquato Tasso, L’Aminta pastorale del Sig. Torquato Tasso. All'Illustrissimo et Eccellentiss. Sig. il Sig. Vespasiano Gonzaga Colonna. Duca di Sabioneta e Traieto, Marchese d’Ostiano, Conte di Fondi e Rovigo, etc., In Cremona, appresso Christoforo Draconi, 1580

Edizioni di riferimento
  • Tasso 2014 = Torquato Tasso, Aminta princeps 1580, edizione a cura di Matteo Navone, saggi di Alberto Beniscelli, Quinto Marini, Simona Morando, Stefano Verdino, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2014
  • Tasso 2021a = Torquato Tasso, Aminta, testo critico e nota al testo di Paolo Trovato, introduzione e commento di Davide Colussi, Torino, Einaudi, 2021

Bibliografia
  • Tasso 1590a = Torquato Tasso, Aminta. Favola boschereccia del Sig. Torquato Tasso. Di novo corretta et di bellissime et vaghe figure adornata, In Venetia, presso Aldo [Manuzio], 1590
  • Tasso 1666 = Torquato Tasso, Delle opere non più stampate del Signor Torquato Tasso raccolte e pubblicate da Marc'Antonio Foppa con gli argomenti del medesimo, In Roma, per Giacomo Dragondelli, 1666
    (vol. III, pp. 243-246)
  • Serassi 1790 = Pietrantonio Serassi, La vita di Torquato Tasso scritta dall'abate Pierantonio Serassi, Bergamo, Locatelli, 1790
    (vol. I, p. 194)
  • Solerti 1895 = Angelo Solerti, Vita di Torquato Tasso, Torino-Roma, Loescher, 1895
    (vol. I, pp. 181-185)
  • Sozzi 1954 = Bortolo Tommaso Sozzi, Studi sul Tasso, Pisa, Nistri-Lischi, 1954
    (pp. 44-51; 57-59)
  • Trovato 1999 = Paolo Trovato, Per una nuova edizione dell’Aminta, in Torquato Tasso e la cultura estense. Atti del Convegno di Ferrara (10-13 dicembre 1995), a cura di Gianni Venturi, indice dei nomi e bibliografia generale a cura di Angela Ghinato e Roberta Ziosi, Firenze, Olschki, 1999, pp. 1003-1027
    (pp. 1017-1020; 1027)
  • Graziosi 2001 = Elisabetta Graziosi, Aminta 1573-1580. Amore e matrimonio in casa d'Este, Lucca, Pacini Fazzi, 2001
    (pp. 44-49)
  • Trovato 2003 = Paolo Trovato, Ancora sul testo dell’Aminta. Nuovi testimoni e vecchie macrovarianti, in Corti rinascimentali a confronto: letteratura, musica, istituzioni, a cura di Barbara Marx, Tina Matarrese e Paolo Trovato, Firenze, Franco Cesati, 2003, pp. 161-173
    (p. 164)
  • Piperno 2003 = Franco Piperno, Solerti, Canigiani, i «nostri commedianti favoriti» e Stefanello Bottarga: sulla 'prima' di Aminta a Ferrara, in Corti rinascimentali a confronto: letteratura, musica, istituzioni, a cura di Barbara Marx, Tina Matarrese e Paolo Trovato, Firenze, Franco Cesati, 2003, pp. 145-159
  • Gigante 2006 = Claudio Gigante, «Ardite sì, ma pur felice carte». Tradizione letteraria, potere e misteri nella pastorale di Tasso. Un'interpretazione dell'Aminta, in Tra res e verba. Studi offerti a Enrico Malato per i suoi settant'anni, a cura di Bruno Itri, Bertoncello Artigrafiche, Cittadella, 2006, pp. 169-205
  • Gigante 2007 = Claudio Gigante, Tasso, Roma, Salerno, 2007
    (pp. 114-120)
  • Colussi 2021 = Davide Colussi, Introduzione, in Torquato Tasso, Aminta, testo critico e nota al testo di Paolo Trovato, introduzione e commento di Davide Colussi, Torino, Einaudi, 2021, pp. VII-XXXV
    (pp. IX-XIV)
  • Trovato 2021 = Paolo Trovato, Nota al testo, in Torquato Tasso, Aminta, testo critico e nota al testo di Paolo Trovato, introduzione e commento di Davide Colussi, Torino, Einaudi, 2021, pp. 199-279
  • Gigante 2022 = Claudio Gigante, Nelle selve dell’Aminta. Un’interpretazione per Mopso, in «Critica letteraria», CXCIV, 1, 2022, pp. 29-43
  • Verdino 2023 = Stefano Verdino, Il teatro, in Tasso, a cura di Emilio Russo e Franco Tomasi, Roma, Carocci, 2023, pp. 57-79
    (pp. 58-68)

Risorse correlate

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