AB 11 34 Milano, Biblioteca Nazionale Braidense

Quella, che trasse già d’oscura parte

Vere fur queste gioie e questi ardori

De la vostra bellezza il mio pensiero

Dopo così spietato e lungo scempio

Era aspro e duro, a sofferir sì lunge

L’alma vaga di luce e di bellezza

Ben veggio avinta al lido ornata nave

Io vidi un tempo di pietoso affetto

I freddi e muti pesci usati homai

Palustre valle et arenosi lidi

Passa la nave mia, che porta il core

Bella Guerriera mia, se ’l vostro orgoglio

Arsi gran tempo, e del mio foco indegno

Mentre soggetto al tuo spietato regno

Quanto in me di feroce e di severo

Queste hor cortesi et amorose lodi

Vuol che l’ami costei, ma duro freno

Quel generoso mio Guerriero interno

Come vento ch’in sé respiri e torni

L’aura del vostro lauro in queste carte

Amor col raggio di beltà s’accende

È vostra colpa, Donna, o mia sventura

Non è d’Arabia peregrina pianta

In queste dolci et amorose rive

O bella man, che nel felice giorno

Perché tormenti il tormentoso petto

Già difendeste con ramose braccia

Hor che l’aura mia dolce altrove spira

L’incendio, onde tai raggi uscir già fore

Dal vostro sen, qual fuggitivo audace

Quel puro ardor, che da i lucenti giri

Geloso Amante apro mill’occhi e giro

O ne l’amor, che mesci

L’aura soave, al cui spirar respira

Ha gigli e rose, et ha rubini et oro

Su l’ampia fronte il crespo oro lucente

Io son la Gelosia c’hor mi rivelo

Nudo era il viso, a cui s’agguaglia in vano

D’aria un tempo nudrimmi, e cibo e vita

Amai vicino, hor ardo e le faville

Cantai già lieto e ricercai nel canto

Aprite gli occhi, o gente egra mortale

Ch’il pelago d’Amor a solcar viene

Facelle son d’immortal luce ardenti