Lettera n. 723

Mittente
Tasso, Torquato
Destinatario
Cataneo, Maurizio
Data
[dicembre 1586]
Luogo di partenza
Mantova
Luogo di arrivo
Roma
Lingua
italiano
Incipit
Tanto è il dolor ch'io sento del lungo tempo
Regesto

Tasso si duole della mancata nomina a cardinale di Scipione Gonzaga; dice di conoscere, tra i nuovi eletti, solamente Girolamo Della Rovere, che fu padrone del padre Bernardo Tasso. Si rivolge poi direttamente al destinatario, affermando che le sue scuse (circa qualcosa di non esplicitato nel testo) sono superflue e che se anche vi fossero degli errori, cosa che non crede, sarebbero facilmente rimediabili. Dichiara poi di desideare di raggiugnere Roma, forse per sostarvi o forse per passare velocemente oltre per dirigersi poi, se mai, verso Napoli o Sorrento, dove potrebbe più facilmente guardire. Afferma infatti di essere infermo, soprattutto a causa della frenesia, che è il suo male maggiore e lo impedisce negli studi e nel comporre.
Si lamenta quindi dei tanti impegni di corte, a cui non si ritiene adatto e che non gli permettono di dedicarsi al perfezionamento del suo poema (Gerusalemme liberata) e delle altre sue opere. A tal proposito dice che prenderebbe volentieri licenza da Vincenzo Gonzaga, principe di Mantova, perchè gli pare di essere escluso dalla sua amicizia. A tal proposito Tasso sottolinea di sapere perfettamente quali siano le regole della vita di corte, ma afferma anche che dopo tanti anni di prigionia, di infermità, di esilio, di inquietudini e di dolori, cui si aggiunge il continuo affanno del vedere « lacerate» le proprie opere, rifiuterebbe volentieri ogni altro impegno che gli impedisce di dedicarsi completamente alla loro sistemazione. Ricorda poi di essere in obbligo con in principe per la sua liberazione, e che se anche volesse domandare licenza non saprebbe come sostenersi autonomamente. A tal proposito Tasso arriva quindi a chiedere aiuto e sostegno ai suo corispondente e alla città di Bergamo. Specifica anche la natura dell'aiuto che vorrebbe, e che consiste principalmente nella possibilità di poter studiare e di ricevere un modesto sostegno economico. Esorta dunque il suo interlocutore a ricordarsi delle reciproche promesse, e assicura che non sarà mai ingrato a lui o alla città. Afferma poi che se Giovanni Battista Licino verrà a fargli visita vorrebbe potergli dare un degno ben venuto, tanto è l'affetto che porta per lui, nonostante la posizione secondaria che occupa a corte, presso cui gode del solo appoggio di Scipione Gonzaga.
Ringrazia infine il corrispontente per le notizie che gli riporta dei nipoti, Antonino e Alessandro Sersale, e dei suoi amici, tra cui Flaminio De Nobili, Angelo Grillo e Cipriano Saracinelli.

Edizioni
Opere citate

Gerusalemme liberata

Nomi citati

Scheda di Valeria Di Iasio | Ultima modifica: 30 ottobre 2023
Permalink: https://www.torquatotasso.org/lettere/723