Lettera n. 471

Mittente
Tasso, Torquato
Destinatario
Gonzaga, Scipione
Data
[1586]
Lingua
italiano
Incipit
Io composi il dialogo de la Nobiltà
Regesto

Dedicatoria premessa al dialogo Il Forno overo de la nobiltà, pubblicato in Gioie di Rime e Prose del sig. Torquato Tasso. Quinta Parte (Venezia, Vasalini, 1586). Ricordando l'occasione della prima redazione del dialogo "Il Forno overo de la nobiltà", scritto «tumultuariamente» tornando da Torino a Ferrara per le nozze di Margherita Gonzaga, duchessa di Ferrara, Tasso afferma di volerlo ripubblicare ora, corretto, in occasione delle nozze di don Cesare d'Este con Virginia de' Medici, per celebrare la provvidenziale unione delle due casate, meritorie di lodi quanto quella dei Gonzaga. Con queste nozze il granduca di Toscana Francesco I de' Medici ha saldato il legame con la casata d'Este, affievolitosi dopo le morti delle due consorti del duca di Ferrara Alfonso II d'Este, ossia di Lucrezia de' Medici e di Barbara d'Asburgo, e della morte di Giovanna d'Asburgo, moglie del granduca.
Nella volontà di lodare insieme Este e Medici, così come non ha potuto fare in passato, Tasso ricorda le personalità di Cosimo il Vecchio, Lorenzo il Magnifico, Lorenzo duca di Urbino, Giuliano duca di Nemours, Giovanni delle Bande Nere, il granduca Cosimo I, il suo successore Francesco I de' Medici con gli «altri illustrissimi fratelli», ossia Pietro de' Medici e il cardinale Ferdinando de' Medici, esaltando le virtù di quest'ultimo. Illustrando il dialogo, afferma con Plutarco che la nobiltà è una «similitudine secondo la vera giustizia», e ricorda anche le teorie di Platone riprese poi dal «teologo greco» Origene: dunque, essendo la nobiltà immagine dell'anima, i migliori rappresentanti ne sono il cardinale Ippolito d'Este, il cardinale Ferdinando de' Medici, il cardinale Gian Vincenzo Gonzaga, Scipione Gonzaga stesso, il «padre generale» dell'Ordine francescano Annibale Gonzaga e Claudio Gonzaga, protonotaio apostolico. Illustra come gli uomini perdano la nobiltà, nonostante Dio abbia «fatto l'uomo poco minore degli angeli» (con citazione da Psalmi, 8, 6: «minuisti eum paulo minus ab Angelis»), presentando la differenza tra vera e falsa nobiltà. Cita Gregorio di Nazianzo per illustrare i tre generi di nobiltà, e aggiunge di propria mano il quarto tipo, la nobiltà della scrittura. Ricordando un verso di Dante (Par., XVI, 1: «O poca nostra nobiltà di sangue!»), incita Scipione a fondare la sua gloria non sulla nobiltà di sangue, ma sulle virtù. Conclude chiedendo a Scipione di accogliere la dedica e giudicare benevolmente l'opera.

Testimoni
  • Bergamo, Biblioteca civica Angelo Mai e Archivi storici comunali, Cass. 6.15, lettera n. 79, 105r-106r
    Copia, manoscritto di altra mano.
    Unità di manoscritto composito.
    Indirizzo presente.
    Note: A c. 106r-v, in calce alla presente lettera e alla num. 420 (scritta a seguire nella stessa carta) è presente l'annotazione del copista che trascrive le due le lettere: «Le suddette lettere erano scritte in due fogli di carte di buon carattere, ma scorretto, ne ho | potuto sapere se la prima sia alle stampe; et la seconda ho voluto copiare, perchè in alcun luogo era cancellata, che non ho potuto intendere, e forse perchè alle stampe deve essere diversa; oltre che ci è una nota di mano del Tasso, la quale se ben non è di consequenza, nondimeno l'ho indovinata con stupor di molti galantuomini, et la mando a Vostra Signoria, acciò veda il desiderio almeno c'ho di servirla. Nella prima lettera alla parola, Generale, dove ho fatto la stella, c'era di mano del Tasso di sopra | frase da Zoccoli | et nella seconda tutte quelle parole sotto delle quali c'è la linea, sono di mano del Tasso. là dove dice "di San Giacomo il giusto" [sottolineato, n.d.r.], è di mano del Tasso | Nell'aurea catena si legge che tra condotti sul monte fur senza peccato, la onde uno debbe esser il giusto, non si parla la non di quello che fu Vescovo di Gerusalemme, e cognominato il giusto. ma muti come pare a Vostra Signoria Illustrissima | Queste sono le parole indovinate, ma le cancellate non è stato mai possibile l'intenderne sillaba».
Edizioni
Bibliografia
  • Solerti 1892 = Angelo Solerti, Appendice alle Opere in prosa di Torquato Tasso, Firenze, Successori Le Monnier, 1892, p. 80
  • Resta 1957b = Gianvito Resta, Studi sulle lettere del Tasso, Firenze, Le Monnier, 1957, pp. 73-74; 102
Opere citate

Il Forno overo de la nobiltà

Nomi citati

Scheda di Elisabetta Olivadese | Ultima modifica: 12 aprile 2024
Permalink: https://www.torquatotasso.org/lettere/471