Lettera n. 409
- Mittente
- Tasso, Torquato
- Destinatario
- Papio, Giovanni Angelo
- Data
- 5 settembre 1585
- Luogo di partenza
- Ferrara
- Luogo di arrivo
- Roma
- Lingua
- italiano
- Incipit
- Vostra Signoria reverendissima ha stimate le mie lettere
- Regesto
Torquato Tasso si mostra lieto che Angelo Papio abbia conservato diverse sue lettere, testimonianza di benefici e favori ricevuti dall’amico del padre in diversi tempi e luoghi, e che il poeta non ha dimenticato, nonostante la smemoratezza più volte lamentata. Volendolo rendere partecipe e consapevole della sua condizione, inizia una dolorosa narrazione del suo stato, dichiarandosi «smemoratissimo» ed infelicissimo per diverse cagioni, oltre che per la lunga infermità : in primo luogo la perdita «de la servitù di lungo tempo», ovvero l’esclusione dalla vita cortigiana, la povertà, la debolezza fisica e la «la vecchiezza», che il poeta sente arrivare precocemente nella stasi della prigionia. A ciò si aggiungono l'ignoranza delle cose del mondo e la solitudine non tanto di uomini quanto di amici, cui si somma l'inquietudine degli uomini che lo turbano, mostrandosi nemici della sua quiete. Tra tante miserie si dichiara confortato solo dal pensiero che mai ha dato occasione agli uomini di odiarlo, ma anzi si è sempre prodigato per essere amato. Dal momento che non ama nè riverisce nessuno più del Papio, è ragionevole che questo non lo favorisca meno di altri, nè sia minore nel favorirlo rispetto ad altri che supera nella conoscenza. Invocando l'appoggio del destinatario, l'autore scrive che nelle sue operazioni l'onesto deve precedere il giusto, come vogliono i pitagorici, e deve essere lasciato in terzo luogo l'utile; il Papio dovrebbe aiutarlo con «somma equità», come era solito fare, e dovrebbe dimostrare il bene che gli porta in nome della memoria e della lunga amicizia con il padre Bernardo. Non vuole moltiplicare le preghiere, e sebbene sia pieno di malinconia non vuole renderne parte il corrispondente, preferendo partecipare alle «allegrezze» di quest'ultimo. A conclusione del resoconto della sua condizione, il poeta esorta il destinatario a favorirlo in tutti i modi, e a non indugiare tanto da fargli perdere ulteriormente la memoria «del leggere e de lo scrivere», perdita per la quale potrebbe divenire simile al contadino analfabeta presente nelle tragedie di Euripide e di altri poeti greci, il quale non conoscendo le lettere descriveva graficamente il nome di Teseo; similmente al Tasso converrebbe dipingere il nome del Papio e degli altri padroni ed amici. L’autore passa poi alla questione della polemica intorno al poema, e si mostra sicuro della solida risposta data agli attacchi dei Cruscanti, nella quale la difesa della Liberata passava per quella dell’Amadigi, evocando in limine l'immagine di Bernardo. Tasso dichiara di non aver lasciato campo alla pietà nella difesa paterna e di aver agito sul fronte del suo poema contro le maldicenze, e non le ragioni dell’avversario; afferma poi la solidità delle prove addotte, le quali non necessitano di un accrescimento che produrrebbe solo noia nel lettore. L’autore informa nel seguito della missiva che la stampa comune di Apologia e opposizioni è frutto del precetto platonico del paragonare insieme i ragionamenti «non altramente che la porpora e l’oro» (Platone, Rep., VII, 533) e con rinnovato piglio si dispiace ironicamente della lega scadente di cui si sono avvalsi gli oppositori. Allega alla lettera un sonetto e una missiva destinata al cardinale di Mondovì (Vincenzo Lauro), al quale chiede di portare i suoi saluti, uniti a quelli all'abato Albani e a Maurizio Cataneo, dal quale scrive di aspettare qualche favore.
- Testimoni
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Modena, Biblioteca Estense Universitaria, Est. It. 732 = alfa.S.8.13, lettera n. 143, cc. 121r-123r
Copia, manoscritto di altra mano.Manoscritto, mm 305 x 209.Indirizzo presente.
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Modena, Biblioteca Estense Universitaria, Est. It. 644 = alfa.F.4.19
Copia, manoscritto di altra mano.Manoscritto.
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Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 10976, lettera n. 143, cc. 114r-116r
Copia, manoscritto di altra mano.Unità di manoscritto composito.
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Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Palatino 224/I, lettera n. 14, c. 17 [tre carte tutte numerate 17]
Copia, manoscritto di altra mano.Manoscritto.Lettera firmata, indirizzo presente.
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Modena, Biblioteca Estense Universitaria, Est. It. 732 = alfa.S.8.13, lettera n. 143, cc. 121r-123r
- Edizioni
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- Tasso 1735-1742, lettera n. 106, X, pp. 313-315
- Tasso 1852-1855, lettera n. 409, II, pp. 398-400
- Bibliografia
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- Solerti 1895 = Angelo Solerti, Vita di Torquato Tasso, Milano-Roma, Loescher, 1895, p. 444
Scheda di Carolina Truzzi | Ultima modifica: 18 gennaio 2024
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