Lettera n. 380

Tasso comunica al nipote Antonino Sersale, destinatario della lettera, di non poter comporre i sonetti che quest'ultimo gli aveva richiesto per Marcello Donati, poiché i medici gli hanno prescritto di «purgarsi» e questa terapia, praticata probabilmente mediante dei salassi, gli impedisce di scrivere per mancanza di forze. Tasso inoltre non ritiene che i componimenti siano necessari per convincere Donati, segretario e precettore del principe Vincenzo Gonzaga, a introdurre suo nipote a corte, in quanto confida nella sua amicizia. Autorizza dunque il nipote a mostrare la lettera al principe e a servirlo nelle cose in cui pensa di essere maggiormente utile. Supplica il nipote di pregare in tutti i modi Vincenzo Gonzaga di liberarlo dall’Ospedale di Sant’Anna oppure di scrivere al cardinale Giovan Gerolamo Albani, affinché si risolva di fare il possibile per liberarlo, come d’altronde aveva lasciato intendere di voler fare. Chiede ancora al nipote di inviargli qualche consulto medico non troppo dispendioso. Tasso avrebbe voluto che il nipote fosse venuto a Ferrara a trovarlo, ma non vuole insistere fino a quando Antonino non avrà conferma di essere stato preso a servizio presso il principe Gonzaga. In conclusione porge quindi i suoi saluti allo stesso principe e a don Ferrante Andrea e a Prospero Gonzaga.