Lettera n. 343

Mittente
Tasso, Torquato
Destinatario
Ardizio, Curzio
Data
25 febbraio 1585
Luogo di partenza
Ferrara
Luogo di arrivo
Mantova
Lingua
italiano
Incipit
Perché Vostra Signoria m'assomigliò ne' suoi versi
Regesto

In questa missiva, dopo una serie di riflessioni di carattere letterario, Tasso risponde a otto dubbi sulla Liberata. La lettera è costituita da una prima sezione strettamente epistolare e da una seconda dialogico-trattatistica.
Poiché Curzio Ardizio lo ha paragonato a Omero nei suoi versi, Tasso vorrebbe trovare un modo per ricambiare la lode.
La prima questione affrontata nella lettera è dunque relativa all'opportunità di lodare i vivi a fianco ai grandi del passato, operazione che potrebbe essere considerata lusinghiera, e non adatta al «grave poeta», che con il ricordo dei defunti onora i vivi e indica loro come agire. Tasso, però, non volendo negare un servizio a Curzio Ardizio - che esprime qualunque proprio desiderio con gran vigore - riflette sull'irragionevolezza del volere del destinatario. Quanto alla lode dei vivi, conclude dicendosi contento di elogiarli, consapevole dell'armonia portata dai propri omaggi ai principi «grandi e valorosi», e della dissonanza che al contrario è provocata dall'odio. Tasso comporrà dunque il sonetto, inserendolo «nel concento nel quale sono italiani e stranieri mescolati insieme». Non vuole essere assunto ad esempio per il proprio ritardo (le cui motivazioni sarebbero oggetto di una lettera estremamente lunga), ma per la buona disposizione a comporre. La seconda questione affrontata, di argomento letterario, riguarda la copia della «canzona de la granduchessa», che Tasso chiede di inviare insieme alla lettera, e di far pervenire a suo fratello Fabio Ardizio, procurandogli poi la risposta. Chiede dunque di cercarla, insieme alle altre lettere, in modo che gli obblighi del poeta siano pari alle richieste.
Successivamente ha luogo una riflessione sull'importanza delle parole di accompagnamento dei doni, senza cui le grazie rimarrebbero mute e «l'obietto del vedere», «de l'udire» e «de l'intendere» resterebbero un numero imperfetto. Tasso ha esaudito con fatica la richiesta di Ardizio, perché profondamente insoddisfatto, convinto che del suo «sfortunato poema» si debba tacere o scrivere molto. In gioventù ha scritto alcuni discorsi, sullo stesso soggetto, molto prima dei commenti di Castelvetro e di Piccolomini sulla Poetica.
Ha composto molte lettere, e ha ragionato con gli amici e con i signori, arrivando a prevedere qualunque possibile controargomentazione. Le ricorda tutte perfettamente, e non ha voluto mai rispondere con le armi degli avversari ai colpi da loro inferti con le sue stesse armi. Vuole comunque cercare di sottrarsi ai colpi, e non cambia idea sul proposito di mutare alcune parti del suo poema, se gli verrà concesso, e di innalzarlo e accrescerlo di quattro libri e di alcune centinaia di stanze che verranno aggiunte ai libri che si leggono. L'opera è lunga, e Tasso è stanco. A Tasso sono state chieste alcune lettere, ma il poeta prega Ardizio di conservarle, perché Tasso non riesce a conservarne delle copie.
Segue, in forma dialogica, la risposta agli otto dubbi.
Il primo dubbio riguarda il rischio di essere considerato bugiardo, derivato dalla scelta di una storia nota, e non «convenevol soggetto di poesia». Tasso risponde in primo luogo scrivendo che Il soggetto dell'«eroica poesia» deve essere illustre, e dunque noto, rifacendosi all'autorità aristotelica e citando Petrarca. Riflette poi sull'opposizione tra poesia e storiografia, appellandosi alla distinzione tra storico e poeta, e rifacendosi ai modelli classici. Alla definizione di bugia, il poeta contrappone infatti le «allegoriche significazioni» del poema.
Il secondo dubbio riguarda la centralità del personaggio di Rinaldo, per il quale non esistono riscontri storiografici. Se l'unità di azione prevede dunque un unico protagonista, la presenza di Rinaldo e di Goffredo distingue Tasso dagli illustri precedenti di Omero e Virgilio. Tasso risponde rifacendosi ai personaggi di Reginaldo e Gottifredo, e citando Agostino.
Al terzo dubbio, riguardante l'accostamento di episodi sacri e profani, l'articolata risposta di Tasso considera l'equivalenza tra ciò che è santo e il giusto (ossia tutto ciò che non pecca contro Dio) e tra il profano e l'ingiusto, da cui si è tenuto lontano. Adduce inoltre esempi biblici, classici e contemporanei.
Al quinto dubbio, relativo al «costume» negativo di Argante, e alla scelta di lui da parte del re d'Egitto, Tasso risponde che Argante non è «cattivo assolutamente», ma imperfetto: il poeta non ha mai inteso farne esempi di perfezione.
Un dubbio simile, il quinto, riguarda l'assenza di castighi di Rambaldo. Anche in questo caso Tasso riporta gli illustri esempi di Paride, Pandaro, Sinone e Brunello, cita Dante, Paradiso XXII 16, riporta le pene descritte da Plutarco e confrontandole con le pene dei peccatori cristiani dopo la morte. La vera pena, scrive Tasso, ha luogo dopo la morte.
Il sesto e il settimo dubbio riguardano Carlo e Ubaldo: nel primo caso si tratta dell'impossibilità della divisione delle acque (cosa a cui Tasso risponde con la proprietà della natura di congregarsi e disgregarsi), nel secondo caso viene criticata l'aporia temporale del ritorno di Carlo e Ubaldo dall'isola di Armida: i cavalieri, scrive il poeta, sono guidati dalla fortuna.
Nell'ultimo dubbio si chiede infine il significato di Tasso, Gerusalemme liberata XVI 35, 3-4, e si critica anche la conclusione dell'episodio di Erminia e Tancredi. Ancora una volta Tasso riporta i modelli classici, e promette di riservare a un'occasione migliore «l'arte degli episodi».

Edizioni
Bibliografia
  • Resta 1957b = Gianvito Resta, Studi sulle lettere del Tasso, Firenze, Le Monnier, 1957, pp. 74-75
  • Tasso 1995a = Torquato Tasso, Lettere poetiche, a cura di Carla Molinari, [Milano-]Parma, Fondazione Pietro Bembo-Ugo Guanda Editore, 1995, introduzione, p. xi
  • Miano 2000 = Simona Miano, Le postille di Torquato Tasso alle Annotationi di Alessandro Piccolomini alla «Poetica» di Aristotele, in «Aevum», 3, 2000, pp. 721-750
  • Gigante 2007 = Claudio Gigante, Tasso, Roma, Salerno, 2007, p. 76
  • Girardi 2016 = Maria Teresa Girardi, Le lettere non 'poetiche' di Tasso come luogo di riflessione poetica, in Ricerche sulle lettere di Torquato Tasso, a cura di Clizia Carminati ed Emilio Russo, Sarnico, Edizioni Archilet, 2016, pp. 25-43, p. 42 sgg.
Opere citate

Gerusalemme liberata; Discorsi dell’arte poetica

Nomi citati

Scheda di Chiara De Cesare | Ultima modifica: 16 gennaio 2024
Permalink: https://www.torquatotasso.org/lettere/343