Lettera n. 164
- Mittente
- Tasso, Torquato
- Destinatario
- Cataneo, Maurizio
- Data
- 11 giugno 1581
- Luogo di partenza
- Ferrara
- Luogo di arrivo
- Roma
- Lingua
- italiano
- Incipit
- Risponderò brevemente a la lettera di Vostra Signoria de li 24 di maggio
- Regesto
Tasso esordisce dichiarando di rispondere brevemente alla lettera di Maurizio Cataneo del 24 di maggio (dal momento che il «commercio delle lettere» gli è concesso solo attraverso la mediazione del conte Ercole Tassoni,Lettere, ed. Guasti, 170). Il poeta riconosce i suoi patimenti e le sue infermità come prodotti della giustizia di Dio, che ha voluto punire i suoi peccati, ma spera che la pietà divina, al pari della giustizia, gli conceda il perdono. Riguardo il duca di Ferrara (Alfonso II d'Este), è cosciente di doverne scrivere sempre come di principe valoroso, e non ha intenzione di agire diversamente. Lo conforta sapere che nessun principe lo ha in odio, soprattutto poiché verso di lui, che difficilmente si sdegna, nessuno dovrebbe mostrare inimicizia, e aggiunge che gli uomini della cui buona volontà lo aveva assicurato il signor cardinale Albano dovrebbero mostrargli qualche segno di affetto. Dichiara di stimare particolarmente il principe di Mantova Vincenzo Gonzaga, che spera intercederà per la sua libertà, la quale non potrà essergli negata poiché non obbedisce ai comandamenti del cardinale Albani, né poiché non agisce per la soddisfazione altrui. Nonostante sia cosciente della condotta corretta, il poeta conosce bene se stesso e gli altri, e afferma di ricordarsi con quali promesse fu chiamato dall'Albani, signore del Cataneo, alle nozze del duca di Ferrara (Alfonso II d'Este). Non rifiuta nè desidera offrire la sua tragedia (Galealto re di Norvegia), poichè i componimenti infelici turbano l'animo e lui, che è malinconico «per natura e per accidente», deve quanto può vivere lieto, come lo esorta a fare il corrispondente. Accoglie con piacere che il suo poema venga apprezzato, non giudicandolo spiacevole, e prova rammarico per il comportamento del duca di Mantova (Guglielmo Gonzaga), che non lo aveva favorito in alcun modo affinché nelle questioni intorno al poema fosse tolto ogni luogo alla fortuna e operassero solo prudenza e l'arte. Quest'ultime, afferma il Tasso, sono maturate in lui con l'età e raffinate con il giudizio. Per le stesse ragioni l'autore si lamenta del duca di Savoia (Carlo Emanuele I).
Continuerà a scrivere al destinatario per mezzo del conte Ercole Tassoni, e gli manderà le sue composizioni, delle quali già avrebbe potuto fornire tre sonetti rivolti al cardinale Albani, se il mediatore si fosse fatto vedere più spesso. Scrive poi che Ercole (Tassoni) gli ha recapitato in quello stesso giorno una lettera della sorella Cornelia, della quale nei mesi passati gliene era stata consegnata un'altra (verosimilmente la missiva da cui Tasso veniva a conoscenza del matrimonio di Cornelia con don Ferrante Spasiano, Lettere, ed. Guasti, 160); riferisce di conservare grande amore per i nipoti, che lo porta a desiderare di vederli ben collocati. A tal proposito ha pensato di porli come paggi, uno presso il principe di Savoia (Carlo Emanuele I) e l'altro presso il principe di Mantova (Alfonso II d'Este) o presso Scipione Gonzaga, dichiarando di attendere i consigli dell'Albani: è infatti incline ad affidare il nipote all'illustre Scipione Gonzaga, poiché desidera che maturi non solo con buoni costumi, che non mancano nella corte di Mantova, ma anche con osservanza della religione e timore di Dio, che difficilmente si trovano nelle grandi corti. Per quanto riguarda Scipione, scrive che quest'ultimo gli aveva per lettera promesso i privilegi di «Maestà Cesarea» (l'imperatore Rodolfo II d'Asburgo) per il poema e per le altre sue opere, confermati da una visita successiva insieme ai privilegi del duca di Mantova; il Tasso però è rimasto meravigliato dall'ultima visita dell'amico, che si è mostrato poco amorevole verso di lui. Il desiderio del poeta è di prendere stanza a Roma, ma anche per questo progetto, come per i privilegi del poema, aspetterà i consigli dell'Albani. Conclude la missiva con la preghiera che il cardinale si mostri cortese verso di lui, con il suo consiglio ed il suo aiuto.
- Testimoni
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Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 10976, lettera n. 28, cc. 26r-27v
Copia, manoscritto di altra mano.Unità di manoscritto composito.
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Modena, Biblioteca Estense Universitaria, Est. It. 732 = alfa.S.8.13, lettera n. 28, cc. 20r-22r
Copia, manoscritto di altra mano.Manoscritto, mm 305 x 209.Indirizzo presente.
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Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 10976, lettera n. 28, cc. 26r-27v
- Edizioni
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- Tasso 1616, lettera n. 5, pp. 10-13
- Tasso 1852-1855, lettera n. 164, II, pp. 128-130
- Bibliografia
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- Solerti 1895 = Angelo Solerti, Vita di Torquato Tasso, Milano-Roma, Loescher, 1895, Vol. I, pp. 325-327
- Resta 1957b = Gianvito Resta, Studi sulle lettere del Tasso, Firenze, Le Monnier, 1957, pp. 132, 134-135, 172, 182
- Opere citate
- Nomi citati
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- Albani, Giovan Gerolamo
- Alfonso II d'Este, duca di Ferrara
- Carlo Emanuele I, duca di Savoia
- Guglielmo Gonzaga, duca di Mantova e del Monferrato
- Rodolfo II d'Asburgo, imperatore
- Sersale, Alessandro
- Sersale, Antonino
- Tasso, Cornelia
- Tassoni Estense, Ercole
- Vincenzo I Gonzaga, duca di Mantova e del Monferrato
Scheda di Carolina Truzzi | Ultima modifica: 05 febbraio 2024
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