Lettera n. 146

Mittente
Tasso, Torquato
Destinatario
Tasso, Cornelia
Data
14 febbraio 1581
Luogo di partenza
Ospedale di Sant'Anna (Ferrara)
Luogo di arrivo
Sorrento
Lingua
italiano
Incipit
Io non credo che ci sia altro impedimento a la mia libertà
Regesto

Tasso scrive alla sorella Cornelia di credere che l’unico impedimento alla sua liberazione dall’ospedale ferrarese di Sant'Anna risieda nella convinzione della sua pazzia da parte del duca di Ferrara, Alfonso II d’Este; per dimostrare lui il contrario, il poeta sarebbe disposto a sottoporsi a qualsiasi rimedio medico, tranne quello «dell’acqua» che ha già rifiutato presso il duca. Lamenta inoltre il fatto che nessuno si prenda cura di lui, eccezion fatta per Guido Coccapani, il figlio Ercole e Alessandro Malatesta «che in qualche modo dipende da loro». Ha ricevuto visite da parte del conte Ercole Tassoni, ma ha necessità di vederlo più spesso per discutere della sua liberazione. Tasso comunica a Cornelia di aver scritto a un figlio della sorella del loro padre (cioè il cugino Benedetto Spilimbergo, figlio di Lucia Tasso); questi è passato da Bergamo a Venezia e Tasso si rammarica di non aver avuto ancora risposta da lui, temendo non tanto che «quella nobilissima Repubblica abbia voluto disfavorirmi», quanto che le sue missive non siano state recapitate. Benedetto avrebbe dei contatti importanti in virtù dei quali intercedere per la liberazione del poeta: ha parenti in Germania, tra cui un «dottore» che si trovava a Ferrara con l’ambasciatore (non specificato) di Carlo II d’Asburgo, arciduca d’Austria; forse conosce anche il duca di Baviera cognato di Alfonso II d’Este, come il duca di Savoia Carlo Emanuele, e il granduca di Toscana Francesco I de’ Medici. Cornelia, lontana e impossibilitata ad instaurare dei contatti con questi principi, potrebbe almeno rivolgersi al cardinale Giovan Gerolamo Albani o a Scipione Gonzaga. Nessuno, nel regno di Napoli, intrattiene infatti rapporti significativi con Alfonso II, tranne forse il marchese di Pescara (Alfonso Felice d’Avalos) o il principe di Bisignano (Niccolò Bernardino Sanseverino). Tasso sceglie comunque di non scrivere loro, rimandando la decisione alla sorella. Informa Cornelia della presenza del principe di Genève (Carlo Emanuele di Savoia-Nemours), figlio di Anna, sorella del duca di Ferrara Alfonso II, prima sposa del duca di Ghisa Francesco I di Lorena, poi del duca di Nemours Giacomo di Savoia-Nemours, da cui ha avuto per l’appunto Carlo Emanuele. Le due casate sono entrambe nobilissime, e l’imperatore Rodolfo II d’Asburgo, da «giudice convenevole», si occuperà di sanare la «lite» sussistente tra queste. Tasso scrive di aver «alcuna servitù» con il duca di Savoia (Carlo Emanuele I) e il duca di Lorena (forse intende Carlo III). Chiude la missiva spiegandole di averla voluta informare dettagliatamente della rete di amicizie e conoscenze che coltiva in Ferrara e chiedendole di inviare la sua missiva di risposta al fattore; saluta il marito di Cornelia, Giovanni Ferrante Spasiano, e i suoi figli.

Testimoni
  • Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 10977, lettera n. 18, cc. 23r-24r
    Copia, manoscritto di altra mano.
    Manoscritto.
    Indirizzo presente.
  • Bergamo, Biblioteca civica Angelo Mai e Archivi storici comunali, MAB 34 (Delta 8 10), lettera n. 15, 226v-227r
    Copia, manoscritto di altra mano.
    Manoscritto.
  • Sankt Peterburg, Rossijskaja Akademija Nauk, Institut Istorii, W.E. 23/1, lettera n. 14, cc. 188r-v
    Copia, manoscritto di altra mano.
    Manoscritto.
    Indirizzo presente.
  • Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Palatino 223, lettera n. 54, cc. 76-78
    Copia, manoscritto di altra mano.
    Manoscritto.
    Indirizzo presente.
    Note: Alla c.77, si nota una croce relativa a Signor Fattor Loccarini richiamata al margine destro in cui si spiega l’identità del soggetto: «così nel ms. ma f[orse] dee dir Coccapani Pocaterra»; «Coccapani» è sottolineato; dopo «Venezia» segue «(1)», richiamato al margine destro in cui si legge una nota esplicativa: «Questi si chiamava Benedetto Spelimbergo. Foppa». Alla c.78, relativamente al «Principe di Geneve» sul margine sinistro si segnala una manicula.
  • Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Palatino 224/I, lettera n. 37, c.29v [secondo una vecchia numerazione]
    Copia, manoscritto di altra mano.
    Manoscritto.
    Indirizzo presente.
    Note: La lettera si legge solo parzialmente. Le prime righe non sono chiaramente leggibili causa abrasione della carta.
Edizioni
Bibliografia
  • Resta 1957b = Gianvito Resta, Studi sulle lettere del Tasso, Firenze, Le Monnier, 1957, pp. 174, 190
Nomi citati

Scheda di Martina Caterino | Ultima modifica: 09 febbraio 2024
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