Lettera n. 1410

Mittente
Tasso, Torquato
Destinatario
Eleonora de' Medici, duchessa di Mantova (?)
Data
25 luglio 1592
Luogo di partenza
Roma
Luogo di arrivo
Mantova
Lingua
italiano
Incipit
Il devotissimo affetto de l'animo mio, co'l quale sempre
Explicit
Nostro Signore le conceda lunga e felice vita. Di Roma il 25 di luglio del 1592.
Regesto

Tasso indirizza alla duchessa di Mantova una lettera di supplica che batte fin dall’esordio sul loro particolare rapporto, tale che il poeta dubita di poter subire da Eleonora de' Medici o in suo nome qualche torto. Una relazione che Tasso ricorda essersi consolidata per la generosità della duchessa, la quale si è sempre spesa in suo favore nei momenti di più acuta difficoltà – fisica e materiale –, scrivendo anche lettere al consorte, Vincenzo Gonzaga, e allo zio, Ferdinando de’ Medici granduca di Toscana (vd. Lettere, ed. Guasti, 1362; 1367; 1486). La trasparenza del legame porta dunque Tasso a definire con schiettezza il suo stato di «infermità» nella forma di un malessere che tocca il corpo, ma soprattutto invade l’animo di ambizione, rendendo impossibile accettare una situazione di servitù senza che gli vengano riconosciuti i massimi onori. Si tratta di un riconoscimento che Tasso, senza esito, ha a lungo cercato di avere a Roma dal duca di Mantova – soprattutto dopo l’elezione del nuovo papa Clemente VIII –, ma che ora intende ricevere dalla duchessa Eleonora e dal granduca di Toscana. In questa prospettiva, Tasso tenta di ottenere una protezione della corte medicea, pregando la duchessa che interceda almeno per ottenere dallo zio Ferdinando un donativo di mille scudi, se non per avere un ruolo di primazia nelle corti, almeno per sopravvivere in modo dignitoso. L’alternativa che Tasso profila in chiusura di lettera, invece, è quella di una sua condanna a morte per volere della duchessa, alla quale andrebbe il merito di evitargli maggiore infelicità. Tasso dichiara di poter scrivere le stesse cose anche a Margherita Gonzaga, duchessa di Ferrara, e a Vittoria Farnese, duchessa di Urbino, ma non con la stessa confidenza. Infine, il poeta dice di non voler conservare copia intera della lettera e di volerla raccomandare a Barzellino Barzellini, abate di Santa Barbara.

Testimoni
  • Mantova, Archivio di Stato di Mantova, Autografi 9, 1215-1272, lettera n. 51, 130r-131v
    Originale, manoscritto autografo.
    Unità di manoscritto composito, 2 cc..
    Lettera firmata, firma autografa, segni di piegatura.
  • Bergamo, Biblioteca civica Angelo Mai e Archivi storici comunali, MMB 823 (Lambda 4 5 1), lettera n. 17, 37r-38v
    Copia, manoscritto di altra mano.
    Manoscritto.
Edizioni
Bibliografia
  • Solerti 1892 = Angelo Solerti, Appendice alle Opere in prosa di Torquato Tasso, Firenze, Successori Le Monnier, 1892, p. 94
  • Resta 1957b = Gianvito Resta, Studi sulle lettere del Tasso, Firenze, Le Monnier, 1957, p. 207
  • Russo 2022 = Emilio Russo, Torquato Tasso, in Autografi dei letterati italiani. Il Cinquecento, tomo III, a cura di Matteo Motolese, Paolo Procaccioli, Emilio Russo, Roma, Salerno editrice, 2022, pp. 369-416, p. 382
Nomi citati

Scheda di Valentina Leone | Ultima modifica: 14 gennaio 2024
Permalink: https://www.torquatotasso.org/lettere/1410