Lettera n. 1131

Si tratta della prima e unica lettera presente nel minutario estense indirizzata ad Antonio Costantini, una delle figure più vicine al Tasso degli ultimi anni (vd. Lettere, ed. Guasti, 1004 e note relative), e uno dei maggiori responsabili della raccolta e della diffusione delle sue lettere, non senza qualche manomissione, nelle stampe di primo Seicento, come dimostrato in Resta 1957. Questo testo, precisamente datato al 1° giugno 1589, si ricollega a molte altre lettere di questi mesi, e tocca una delle questioni su cui Tasso era più interessato e insieme più cauto, quella della stampa delle opere, dei privilegi da guadagnare e dell’indirizzo encomiastico da scegliere di volta in volta (al riguardo si ricordi già Lettere, ed. Guasti, 1080, del 7 gennaio 1589, e poi ancora Lettere, ed. Guasti, 1092 del 2 febbraio, ove si intende sempre la presenza del Costantini al centro di queste dinamiche). Rileva in particolare la nota amara sul poema, che ancora Tasso insiste a chiamare con l’antico titolo di Goffredo contro quello ormai vulgato di Gerusalemme liberata, e che aveva procurato ad altri ricchezza; una dinamica che ora si sperava di poter ripetere sul poema riformato, che meno avrebbe prestato il fianco ad opposizioni e polemiche (§ 7). Rimane senza un preciso appiglio la stizza manifestata da Tasso rispetto ai censori delle sue opere, anche se è verosimile che il riferimento vada a uno dei tanti comprimari che avevano nei mesi precedenti preso parte alla lunga polemica partita nel 1584 proprio intorno alla Liberata. Nell’insieme si leggono la rabbia e la delusione, appena attenuati nell’ultima parte del testo dai riferimenti alla nuova pratica encomiastica che vede Tasso impegnato verso i Medici: la canzone per Virginio Orsini, duca di Bracciano, nipote del granduca (vd. Lettere, ed. Guasti, 1127), scritta per omaggiare le sue nozze (celebrate il 20 marzo) doveva trovare altra mediazione, posto che il Costantini era da poco passato alla corte di Mantova (al riguardo vd. Lettere, ed. Guasti, 1126 e 1128 del 16-17 maggio e poi Lettere, ed. Guasti, 1133 del 4 giugno, e soprattutto la lettera di Costantini a Belisario Vinta del 24 giugno: Solerti 1895: II 316).
Notevole che il testo nell’edizione Guasti si chiudesse con un doppio riferimento al «cavalier de’ Rossi» e a Maddalena Campiglia: Tasso dichiarava di rispondere al primo ma non alla seconda, non avendo ancora letta la sua favola, con riferimento probabile alla Flori, stampata a Vicenza nel 1588; entrambi i riferimenti sono assenti nel testo del minutario.