Lettera n. 1103

Tasso in questa occasione riproduce gli argomenti già presenti in una lettera del giugno 1588 (vd. al riguardo Lettere, ed. Guasti, 977 con le note relative); un mancato recapito, come anche ricostruito da Solerti, aveva in effetti reso vana quella lettera, e Tasso solo nel gennaio del 1589 avrebbe ricevuto un riscontro da Maschio, e il conseguente avvio della pratica alla corte di Madrid, del resto destinata a rimanere senza esito (vd. Solerti 1895: II 313). Ricorre il binomio grazia/giustizia che scandisce molte lettere di queste settimane, e la connessione tra la pratica della dote, con il recupero dell’eredità, e la salute del poeta. Rispetto all'altra lettera (Lettere, ed. Guasti, 977), è forse persino più spiccato il profilo giuridico di questa missiva, con tutta una serie di specifiche, dalle pretese fondate sulle lettere della sorella alla procura ricevuta dal cognato negli anni precedenti, procura che avrebbe dovuto guidare la condotta di Tasso nella lite. L’esito di questa pratica sarebbe stato nell’insieme negativo, e le lettere di Maschio dell’estate e dell’autunno 1589 (Solerti 1895: I 645; II 317, 318, 321) attestano le difficoltà incontrate presso gli organi centrali di Madrid.