Lettera n. 11

Al filosofo e letterato Felice Paciotto, che aveva condiviso con Bernardo Tasso il soggiorno urbinate negli anni 1556-1558, Torquato annuncia la morte sofferta del padre settantaseienne, avvenuta il 4 settembre passato. Nonostante il dolore espresso dai lamenti, Torquato rassicura del passaggio sereno del padre a miglior vita e di aver voluto partecipare di ciò il Paciotto per il dovere di condividere gioie e dolori con gli amici. Tasso dice di aver comunicato la stessa notizia al duca di Urbino Guidubaldo II Della Rovere (cfr. Lettere, ed. Guasti, 12), antico protettore del padre, ma di aver rimandato a lungo questo ufficio per una malattia che lo ha colto due giorni dopo la morte di Bernardo. Al Paciotto è chiesto dunque di farsi intermediario per porgere le sue scuse al duca, pur immaginando che quest’ultimo debba considerare il padre già morto, avendone ricevuta una voce da Ginevra Malatesta quando era di passaggio a Pesaro («costì»). Torquato chiude la lettera desiderando di rivedere presto il Paciotto a Ferrara o a Pesaro per poter godere dei suoi discorsi, prospettando un incontro in inverno.