Cronologia

1544

Nasce a Sorrento l’11 marzo, da Bernardo, di antica famiglia bergamasca, e Porzia de’ Rossi, di famiglia pistoiese. Alla sua nascita il padre è lontano, in Piemonte, al seguito di Ferrante Sanseverino, principe di Salerno. Trasferimento della famiglia Tasso, riunitasi, a Salerno.

1550-1552

Torquato compie i primi studi in casa; frequenterà in seguito le scuole dei Gesuiti. La famiglia si trasferisce a Napoli, ma, per le disgrazie del Sanseverino, Bernardo subisce la confisca di tutti i beni ed è costretto all’esilio.

1554

In ottobre lascia Napoli per Roma, ritrovando il padre, sotto la cui guida continua gli studi.
Muore la madre Porzia de’ Rossi.

1556-1557

Bernardo si trasferisce ad Urbino presso i della Rovere: Torquato conosce così Francesco Maria, futuro duca, e ne diviene compagno di studi. Sono da collocare dunque a questa altezza i primi contatti del Tasso con l’ambiente di corte.

1558

La sorella Cornelia si salva a stento dalle incursioni turche a Sorrento.

1559

Bernardo passa a Venezia per condurre le trattative sulla stampa del suo Amadigi. Torquato lo raggiunge poco dopo: nel soggiorno presso la Repubblica conosce Aldo Manuzio il giovane, mentre nel corso di un soggiorno a Padova entra in contatto con Sperone Speroni, uno dei più importanti filosofi del tempo, esperto in dottrina aristotelica.
Torquato si prova intanto nella composizione di un poema epico, il Gierusalemme. Il tentativo si interrompe dopo un centinaio di ottave (che verranno riprese e riscritte nei primi tre canti della Liberata). Abbastanza rapidamente passa alla stesura di un poema cavalleresco, il Rinaldo.

1561

Nell’autunno conosce Lucrezia Bendidio, damigella di compagnia di Leonora d'Este. Le dedica numerosi componimenti (anche se la Bendidio sposerà nell’anno seguente il conte Paolo Machiavelli), che costituiranno la prima sezione delle Rime. Sempre nello stesso anno alcuni testi di Tasso entrano nella raccolta delle Rime per Irene di Spilimbergo, stampata a Venezia.

1562

Il Rinaldo esce a Venezia, con la dedica al cardinale Luigi d’Este, divenuto nel frattempo protettore dei due Tasso.
Torquato ha iniziato intanto il corso di legge all’Università di Padova, salvo decidere poi di passare ai corsi di filosofia ed eloquenza. Nell’ateneo padovano il poeta appena diciottenne frequenta le lezioni del Piccolomini e di Carlo Sigonio sulla Poetica di Aristotele.

1563

Passa all’Università di Bologna per il terzo anno di studi. In un viaggio a Mantova, in visita al padre Bernardo, conosce Laura Peperara, cui verrà dedicata un’altra sezione delle sue rime d’amore.

1564

Nel mese di gennaio è costretto ad abbandonare Bologna: gli viene rimproverato uno scritto offensivo contro docenti e studenti dell’Ateneo della città. Ritorna a Padova, dove entra a far parte dell’Accademia degli Eterei su invito del fondatore, Scipione Gonzaga. Il Gonzaga sarà da di qui in avanti una delle figure più importanti per la vita del Tasso. Torquato compone per gli Eterei una serie di scritti, dialoghi ed orazioni, che non ci sono pervenuti; termina inoltre i Discorsi dell’arte poetica.

1565

Si stabilisce a Ferrara, al servizio del cardinale Luigi, e comincia a frequentare la corte del duca Alfonso II, fratello del cardinale. In questo periodo è anche da collocare la ripresa del Gierusalemme, in un poema sulla Crociata che Tasso pensa di intitolare Goffredo, dal nome del comandante dell’impresa, Goffredo di Buglione.

1567-1568

Partecipa con numerosi componimenti alla raccolta di rime organizzata dall’Accademia degli Eterei.
Verso la conclusione degli anni ’60 si collocano due importanti esercizi critici: la Lezione su un sonetto di Giovanni della Casa e le Considerazioni su tre canzoni di Giovan Battista Pigna, poeta e segretario di Alfonso II.

1569

Muore il padre Bernardo.

1570

Sostiene a Ferrara le Conclusioni amorose, una sorta di prova accademica di riflessione sulla natura di amore. Nel mese di ottobre parte per la Francia, al seguito del cardinale Luigi. Il viaggio si protrarrà fino ai primi mesi dell’anno successivo: Tasso ne ricava una famosa lettera nella quale condizioni e costumi transalpini vengono confrontati con quelli italiani.

1571

Prende licenza dal cardinale Luigi, per entrare, poco dopo, al servizio diretto del duca Alfonso II d’Este.

1572-1574

Sono gli anni di più fervida attività poetica. Il Tasso, che gode a pieno della condizione di poeta di corte, è impegnato nella composizione della Gerusalemme liberata (che ancora indica come Goffredo). Insieme al duca Alfonso si sposta da Ferrara, prima alla volta di Roma (1573), poi diretto a Venezia (1574).
Compone in questo periodo l’Aminta, e ne dirige la prima rappresentazione nell’isola (oggi scomparsa) di Belvedere, nell’estate del 1573. Dà anche inizio, senza però portarla a termine, a una tragedia dal titolo Galealto re di Norvegia.

1575

Terminata la composizione del poema, nella prima parte dell’anno comincia a leggerlo a corte. Per la morte di Giovan Battista Pigna diviene storiografo di corte, ma è sempre più scontento dell’ambiente di Ferrara. Per questo forse comincia a pensare alla possibilità di lasciare Ferrara per passare a Firenze, al servizio dei Medici.
Prima di stampare il poema, Torquato organizza una revisione, per la quale raccoglie un gruppo di interlocutori coordinati da Scipione Gonzaga: si tratta di Silvio Antoniano, Pietro Angeli da Barga, Flaminio de’ Nobili, Sperone Speroni. Verso la fine dell’anno, Torquato si reca a Roma, proprio per confrontarsi con i revisori, compiendo quel viaggio che egli considererà in seguito come il principio delle sue disgrazie.

1576

Ritorna a Ferrara in gennaio, circondato ormai dai sospetti degli Este. La revisione del poema, restituita almeno in parte da quelle che vengono definite le Lettere poetiche, provoca crescente insoddisfazione nel Tasso, costretto a difendere alcune parti del poema da attacchi mossi in nome della “regolarità epica”.
Nel settembre è coinvolto in una lite con Ercole Fucci, dipendente di corte, che colpisce con una bastonata; l’evento segna profondamente la mente già scossa del poeta. Parte da Ferrara e si reca a Modena.

1577-1578

È di nuovo a Ferrara, sempre più in preda a sospetti e timori. Si autodenuncia all’Inquisizione, dubitando della propria ortodossia, e non viene tranquillizzato neppure dall’assoluzione ricevuta. Nel giugno 1577, armato di un coltello, assale un servitore di corte: viene rinchiuso per qualche giorno nel cortile del Castello di Ferrara, poi a Belriguardo e nel convento di San Francesco a Ferrara. Fugge e raggiunge a Sorrento la sorella Cornelia. Ritorna poi sui suoi passi, dirigendosi prima a Roma, poi a Ferrara, poi ancora in viaggio fino a Pesaro. Nell’agosto del 1578 passa in Piemonte, sperando nella protezione del duca Emanuele Filiberto di Savoia.

1579

Malgrado l’ospitalità ricevuta, lascia in febbraio anche Torino, giungendo a Ferrara in occasione delle nozze tra il duca Alfonso II d’Este e Margherita Gonzaga. A suo dire viene ingiustamente trascurato, ed inveisce pubblicamente contro il duca. Questi ne ordina l’arresto e la reclusione, come pazzo, all’Ospedale di S. Anna.

1579-1586

A S. Anna il Tasso trascorre sette anni. Tenta dapprima di discolparsi presso il duca, in seguito di interessare alla sua liberazione varie figure, più o meno potenti, delle corti del tempo. Per questa ragione scrive centinaia di lettere e di rime; sempre durante questi anni di reclusione si colloca la composizione della maggior parte dei dialoghi filosofici.

1581

Escono, senza l’approvazione di Tasso, le prime edizioni del poema (tra cui le due curate da Febo Bonnà, a Ferrara). Nelle stampe si fissa il titolo di Gerusalemme liberata, che diventerà poi il titolo tradizionale dell’opera. In questi mesi iniziano a uscire anche edizioni non autorizzate dell’Aminta e varie raccolte di prose e rime tassiane, stampe di cui Tasso nelle lettere si dichiara sempre scontento e insoddisfatto. Nel corso della prigionia, a intervalli, Tasso è anche colpito da momenti di annebbiamento della ragione, da allucinazioni, che vengono descritte in alcune delle lettere di questo periodo.

1584

Mentre la scrittura dei dialoghi diviene particolarmente intensa, Tasso assiste all’avvio della polemica per la superiorità del Furioso o della Liberata, innescata da uno scritto a suo favore di Camillo Pellegrino. L’Accademia della Crusca si schiera a difesa dell’Ariosto e pubblica alcune considerazioni molto critiche contro la Liberata.

1585

Compone, contro le accuse della Crusca, l’Apologia in difesa del suo poema. Partecipa ancora al dibattito con una serie di altri scritti minori, nei quali si trova a difendere un poema, la Liberata, che non ha mai effettivamente terminato.

1586

Nel luglio viene liberato, per l’interessamento di Vincenzo Gonzaga. Condotto a Mantova compone la tragedia Il re Torrismondo, riprendendo e trasformando il nucleo dell’interrotto Galealto.

1587

Abbandona improvvisamente Mantova nell’autunno, sfuggendo al controllo dei Gonzaga. Si dirige verso Loreto e poi verso Roma, rifiutando il ritorno a Mantova per timore di una nuova reclusione.

1588

Passa, nel marzo, da Roma a Napoli. Compone il Monte Oliveto, in onore dei frati che lo ospitano nell’omonimo convento. Dello stesso anno è anche il Rogo amoroso, dedicato a Fabio Orsini.

1589

Ritornato a Roma, dopo un soggiorno in casa di Scipione Gonzaga, si rifugia nel convento di Santa Maria degli Olivetani. Con ogni probabilità, già in questi mesi inizia la composizione del Mondo creato, un poema sulla Creazione, e lavora ad alcuni dei suoi ultimi dialoghi.

1590

Va a Firenze, dove è accolto con grandi onori sia dal granduca Ferdinando de’ Medici, sia dall’Accademia della Crusca, ora vicina all’autore della Liberata. Lavora intanto a una nuova versione del suo poema, profondamente rivista, che sarà la Gerusalemme conquistata. Torna a Roma in occasione della morte di papa Sisto V.

1591

Dopo qualche mese trascorso a Roma, torna a Mantova, presso i Gonzaga, per i quali compone una encomiastica Genealogia in versi. Lavora con grande dedizione al rifacimento del poema e al progetto di una edizione completa delle sue opere. Segue la stampa del primo libro delle sue Rime, che esce appunto a Mantova in quell’anno. Nell’agosto torna a Roma e, dopo un ulteriore soggiorno a Mantova, vi si stabilisce in dicembre.

1592

Da febbraio a maggio è a Napoli, presso Matteo di Capua e Giovan Battista Manso, suo futuro biografo, diventando il centro e l’ispirazione dell’ambiente letterario napoletano. Di ritorno a Roma si avvicina agli Aldobrandini, e soprattutto a Cinzio Passeri, nipote di Clemente VIII.

1593

Esce a Roma la Gerusalemme conquistata, dedicata a Cinzio Aldobrandini. Forse in questi mesi dà inizio a un Giudicio sul poema riformato, opera che però resterà incompiuta.

1594

Pubblica due scritti religiosi di tono penitenziale, le Lagrime di Maria Vergine e le Lagrime di Gesù Cristo. Passa l’estate a Napoli, nel monastero di San Benedetto: vi intraprende un poema religioso, Della vita di San Benedetto. Sempre a Napoli escono i Discorsi del Poema Eroico.

1595

Ritornato a Roma, ottiene dal papa Clemente VIII un vitalizio e la promessa dell’incoronazione poetica. Ma è troppo tardi: poche settimane dopo, il 25 aprile, il Tasso muore nel Convento di S. Onofrio, sul Gianicolo.