Lettera n. 91

Tasso si lamenta con Scipione Gonzaga di non aver potuto trovare quiete a Modena (dove era ospite del conte Ferrante Tassone), ma anzi maggiore disturbo di quello che aveva a Ferrara. Il poeta dichiara di accogliere ogni cosa con pazienza e di ridere del mondo. Ha poi compreso di non poter porre fine al suo servizio presso Alfonso II, sia per gli innumerevoli obblighi contratti sia poiché non crede di poter trovare quiete altrove: le persecuzioni patite non lo turberebbero meno in altro luogo, e per tale ragione il desiderio di maggiore comodità non lo allontanerà dal luogo in cui si trova. Tasso afferma poi di non avere ancora deciso se domandare "la scomunica" (contro chi stampasse la Gerusalemme) al signor Iacopo (Giacomo Buoncompagni, nipote del papa), ma ne scriverà al Gonzaga, al quale si dichiara sempre devoto servitore. Il poeta scrive infine che, nonostante i disturbi e i disagi, i pensieri intorno alla poesia non lo abbandonano, e perciò chiede al corrispondente di comunicargli il giudizio su alcuni sonetti inviati.