Lettera n. 733

Tasso parla a Maurizio Cataneo della sua condizione a Mantova, dove, sebbene Vincenzo Gonzaga si dimostri naturalmente incline alla gentilezza, sente la necessità dell'aiuto degli amici, in particolare di Cristoforo Tasso, a causa delle sue precarie condizioni di salute. Confessa che gli sarebbe utile un servitore da Bergamo (contrariamente a quanto affermato in Lettere, ed. Guasti, 724) e dichiara che scriverà a Cristoforo Tasso affinché gliene procuri uno. Precisa che con l'operazione di completamento e pubblicazione del poema Il Floridante del padre Bernardo Tasso (postillato: Venezia, BNM, It. IX 189 (6827)) non ha nessuna intenzione di intaccare la sua buona memoria. Si cimenterà nella correzione della Gerusalemme liberata quando la sua salute migliorerà al punto da permettergli di dedicarvisi, cosa che spera si verificherà presto grazie all'intervento di Giovanni Battista Cavallara; prevede dunque di occuparsene durante il periodo di quaresima o di carnevale dell'anno successivo (1587). Parla, poi, di Giovanni Battista Licino: si aspettava da lui, consapevole dei suoi bisogni e dell'affetto che lo lega a diversi signori bergamaschi, una visita e un aiuto materiale, invece ha ricevuto soltanto una lettera. Da parte del destinatario, al contrario, non si aspetta altro che amicizia e raccomandazioni; per il resto, cercherà di affidarsi solamente alle sue forze. Manda i suoi saluti a Giovan Gerolamo Albani, al patriarca di Alessandria Giovan Battista Albani, a Giovanni Angelo Papio e a Cipriano Saracinelli.