Lettera n. 55
- Mittente
- Tasso, Torquato
- Destinatario
- Scalabrino, Luca
- Data
- [28 febbraio 1576]
- Luogo di partenza
- Ferrara
- Luogo di arrivo
- Roma
- Lingua
- italiano
- Incipit
- Poiché questi revisori tardano tanto, non ne farò altro col Mei
- Regesto
Tasso lamenta con Luca Scalabrino il ritardo dei revisori della sua Gerusalemme Liberata, per cui «non ne farò altro col Mei» (forse Girolamo: vd. Lettere, ed. Guasti, 50, p. 124, n.4) e scriverà una semplice lettera di cerimonie. Il poeta chiede dunque al corrispondente di inviargli i primi XIII canti del poema, «compartiti in più fascetti» e avvolti accuratamente in carta pecora perché non subiscano danni nella spedizione. Riflette anche sul fatto di mostrare o meno gli «altri» canti a Sperone Speroni. Secondariamente, informa lo Scalabrino di aver scritto due sonetti, uno per la contessa di Sala Barbara Sanseverino, «che avea la conciatura de le chiome in forma di corona» (Rime, 550, Donna, per cui trionfa amore e regna); uno per la sua figliastra Thiene Leonora Sanvitale, «che ha un labrotto quasi a l'austriaca» (Rime, 549, Quel labro che le rose han colorito). Avendo avuto occasione di udirli, il duca (di Ferrara, Alfonso II d’Este) ha fatto «molti favori» al Tasso, che però vorrebbe «frutti e non fiori», dunque un appagamento più concreto. Il poeta decide di non inviare i sonetti al corrispondente poiché non pare convinto della loro riuscita, anche considerando come Maddalò (presumibilmente Ercole Fucci-Madalò) li abbia uditi con «volto severissimo». Tasso crede tuttavia che i due testi stiano già circolando in copie, «uscite cred’io per arte magica».
- Testimoni
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Bergamo, Biblioteca civica Angelo Mai e Archivi storici comunali, Cass. 6.15, lettera n. 60, 84r-v
Copia, manoscritto di altra mano.Unità di manoscritto composito.Indirizzo presente.
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Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Palatino 223, lettera n. 9, c.19
Copia, manoscritto di altra mano.Manoscritto.Lettera firmata, indirizzo presente.Note: Alla prima riga della c.19, si nota una manicula; alla stessa carta, all’altezza di «Duca…» e di «Madalò» si nota una manicula. All’altezza di «sonetti», ancora alla c.19, sul margine destro si legge una nota: «Barb. Sanseverina p. 37, (?) in 4. Rime Commentate Part. 1 p. 30 p. 29 (?) in 4». Il primo riferimento è sciolto da Guasti (vd. Tasso 1852-1855, lett. 55 p. 133, n.2) che spiega che Barbara Sanseverino era la Contessa di Sala citata, matrigna di Leonora Sanvitali, sposa di Giulio Tiene conte di Scandiano. Alla c.19, Tasso scrive «Ho scritto alcuni sonetti», sopra ad «alcuni» è scritto «due».
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Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, It. XI, 31 (6845), lettera n. 4, 149-150
Copia, manoscritto di altra mano.Manoscritto.
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Bergamo, Biblioteca civica Angelo Mai e Archivi storici comunali, Cass. 6.15, lettera n. 60, 84r-v
- Edizioni
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- Tasso 1821-1832, lettera n. 9, vol. V, pp. 18-19
- Gamba 1833, lettera n. 2, pp. 17-18
- Tasso 1852-1855, lettera n. 55, I, pp. 133
- Bibliografia
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- Serassi 1790 = Pietrantonio Serassi, Vita di Torquato Tasso, Bergamo, Locatelli, 1790, I, pp. 244, 245
- Resta 1957b = Gianvito Resta, Studi sulle lettere del Tasso, Firenze, Le Monnier, 1957, p. 206
- Opere citate
Scheda di Martina Caterino | Ultima modifica: 09 febbraio 2024
Permalink: https://www.torquatotasso.org/lettere/55