Lettera n. 387
- Mittente
- Tasso, Torquato
- Destinatario
- Caria, Giulio
- Data
- 7 giugno 1585
- Luogo di partenza
- Ferrara
- Luogo di arrivo
- Napoli
- Lingua
- italiano
- Incipit
- Io non ho scritto a' dotti solamente
- Regesto
La prima parte della lettera si snoda lungo una riflessione attorno al proprio esercizio poetico: Tasso scrive a Giulio Caria di aver composto il suo poema rivolgendosi non solo ai dotti, ma anche a coloro categorizzati come «belli ingegni», una classe di uomini ritratti da Torquato come indotti nella fanciullezza ma veloci a riacquistare lo studio perso in età adulta. Tali ‘belli ingegni’ trovano dilettevole la fatica posta nello studio e sono desiderosi del piacere, che si acquista tramite la bellezza, la quale è ricercata dal poeta come dal filosofo. La bellezza, prosegue il poeta con andamento speculativo, è nella circonferenza, mentre il bello si trova nel centro: i poeti con i loro versi girano intorno alla superficie, senza mai toccare la profondità. Quest'ultimi sono accostati da Tasso ai pittori, che utilizzano i colori attinti dalla natura per imitare la verità, dando vita a simulacri, «ombre» dei veri corpi. Tasso si colloca nel numero dei poeti descritti e passa quindi dal piano di riflessione generale al piano personale: l'autore non nega che con il suo poema ha cercato di soddisfare se stesso, ma senza mai voler trascurare il compiacimento altrui. Conscio che il poema non ha recato diletto a tutti, si compiace che il Caria lo abbia apprezzato, per diverse cagioni: in primo luogo per la comune patria, della quale Tasso si vanta aggiungendo di poterla chiamare «cara matria» secondo l'usanza di Creti; in secondo luogo l'interlocutore appare al Tasso dotto, e infine anche se al Caria era mancata la disciplina, l'autore sostiene che mai lo aveva abbandonato la natura, nella quale gli ingegni fioriscono in ogni stagione, metaforicamente descritti come gli alberi in primavera, messaggeri dell'estate che si avvicina.
Il poeta ringrazia infine il destinatario del sonetto composto in sua difesa nell'occasione delle dispute sorte intorno al poema tassiano e gli manda la risposta (Rime, 1231,Così m’è grave il manto ove si veste).
- Testimoni
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Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 10976, lettera n. 130, cc. 100v-101v
Copia, manoscritto di altra mano.Unità di manoscritto composito.
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Modena, Biblioteca Estense Universitaria, Est. It. 732 = alfa.S.8.13, lettera n. 130, cc. 106v-108r
Copia, manoscritto di altra mano.Manoscritto, mm 305 x 209.Indirizzo presente.
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Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 10976, lettera n. 130, cc. 100v-101v
- Edizioni
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- Tasso 1735-1742, lettera n. 99, X, pp. 306-307
- Tasso 1852-1855, lettera n. 387, II, pp. 379-380
- Bibliografia
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- Solerti 1895 = Angelo Solerti, Vita di Torquato Tasso, Milano-Roma, Loescher, 1895, p. 701
- Opere citate
Scheda di Carolina Truzzi | Ultima modifica: 17 gennaio 2024
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