Lettera n. 348
- Mittente
- Tasso, Torquato
- Destinatario
- Grillo, Angelo
- Data
- 15 marzo 1585
- Luogo di partenza
- Ferrara
- Invio / ricezione
- La lettera è stata inviata, ma non ricevuta
- Lingua
- italiano
- Incipit
- Le vostre lettere non sono mai così lunghe, che non mi paiano brevi
- Explicit
- Vogliatemi bene quant’io v’honoro, e ricordatevi di chi poco si ricorda di molte cose, ma tien fisso nella memoria voi, al quale bacio le mani.
- Regesto
Tasso comunica affettuosamente ad Angelo Grillo l'importanza delle sue lettere, per la grande consolazione che gli recano; risponde poi alla richiesta formulata dal benedettino di eliminare una parte della corrispondenza, che il poeta giudica un «crudele ufficio» affidato a «pietoso amico», a seguito del quale ha deciso di spedirgli le missive che non conviene concedere al fuoco. L'autore passa a menzionare il contenuto delle lettere, manifestando all'amico la paura che la nuova promessa (forse quella della stampa della Quarta parte di Rime e prose) possa togliere peso ed «obbligo» alla prima (ovvero la liberazione). Domanda quindi di raddoppiare gli uffici presso la duchessa di Mantova (Eleonora d'Asburgo) o presso lo stesso imperatore (Rodolfo II d'Asburgo) e afferma che se non fosse in attesa di risposta da Mantova, lui stesso scriverebbe a «sua Maestà Cesarea»; aggiunge di sperare che la canzone composta in memoria di Barbara d’Austria (Rime,1220, Cantar non posso, e d'operar pavento) consegnata al Grillo affinché la presentasse alla duchessa Leonora, sorella di lei) faccia qualche effetto nella corte mantovana.
Il poeta menziona le sue «prose e rime», facendo probabilmente riferimento alla stampa meditata dal Grillo e proposta all’autore nel febbraio del 1585. Chiede all’amico di portare pazienza e di concedergli più tempo, poiché la vena del suo ingegno si fa sempre più secca. Dopo la trasposizione letteraria dello stato d’animo, il pensiero si allarga ad un commento stilistico sulla maniera del Petrarca, in cui l’artificio è celato e finalizzato all’imitazione della natura: la spontaneità dei versi dell’aretino fa parere alcune cose «non coltivate», nel dettato poetico le bellezze naturali sono sufficienti a destare «diletto et maraviglia». Tasso definisce lo stile del poeta «negletto ad arte» (Petrarca, Rvf, CCLXX, 61-62), recuperando un verso con cui il Petrarca si riferiva alla chioma di Laura lasciata libera con studiata negligenza. I rilievi mossi sul piano critico vengono interrotti in quanto materia già trattata nei dialoghi, con riferimento a La Cavaletta overo de la poesia toscana (consegnato a Don Basilio ai primi di marzo, vd. Lettere, ed. Guasti, 345).
- Testimoni
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Modena, Biblioteca Estense Universitaria, Est. It. 732 = alfa.S.8.13, lettera n. 109, cc. 92r-93v
Copia, manoscritto di altra mano.Manoscritto, mm 305 x 209.Indirizzo presente.
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Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 10976, lettera n. 109, cc. 86v-88r
Copia, manoscritto di altra mano.Unità di manoscritto composito.
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Modena, Biblioteca Estense Universitaria, Est. It. 732 = alfa.S.8.13, lettera n. 109, cc. 92r-93v
- Edizioni
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- Tasso 1616, lettera n. 183, pp. 230-232
- Tasso 1821-1832, lettera n. 32, I, pp. 48-50
- Tasso 1852-1855, lettera n. 348, II, pp. 351-352
Scheda di Carolina Truzzi | Ultima modifica: 16 gennaio 2024
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