Lettera n. 190

Mittente
Tasso, Torquato
Destinatario
Cataneo, Maurizio
Data
18 ottobre 1581
Luogo di partenza
Ferrara
Luogo di arrivo
Roma
Lingua
italiano
Incipit
Ancorch'io dovessi più desiderare d'esser riputato
Regesto

In questa lunga lettera indirizzata a Maurizio Cataneo, segretario del cardinale Giovan Girolamo Albani, Tasso descrive le sue precarie condizioni psico-fisiche mentre è rinchiuso nell'ospedale di Sant'Anna, mettendo al corrente l'amico «de' disturbi che [riceve] ne lo studiare e ne lo scrivere» (cfr. anche Solerti 1895, I, pp. 358-359). Essi sono di due tipi: «umani e diabolici». «Gli umani sono grida di uomini, e particolarmente di donne e di fanciulli, e risa piene di scherni e varie voci d'animali [...], e strepiti di cose inanimate che da le mani de gli uomini son mosse». «I diabolici sono incanti e malie». Degli incanti non è del tutto certo, in quanto «i topi, de' quali è piena la camera, che [...] paiono indemoniati, naturalmente ancora, non solo per arte diabolica, potrebbono far quello strepito che fanno». Ciò nonostante egli è convinto di essere stato ammaliato, perché, quando legge un libro oppure scrive, sente rimbombare «gli orecchi d'alcune voci» e nello stesso momento egli sente salire «molti vapori a la testa». Le sue condizioni di salute gli suscitano una grandissima ira che si ripercuote sull'attività della scrittura: in alcuni casi Tasso non termina le lettere che stava componendo, le straccia e ricomincia a scrivere da capo; in altre circostanze, invece, le scrive di getto, molto velocemente, e le invia senza rileggerle; soltanto dopo, ripensando a quello che ha scritto, si rammarica molto di non poterle più correggerle. Anche «l'altre composizioni ancora sono state fatte con la medesima perturbazion d'animo». Fra queste, Tasso menziona: «una scrittura» che due anni prima aveva inviato all'imperatore Rodolfo II d'Asburgo (cfr. Tasso 1852-1855, II, p. 1) e alcune altre che aveva mandato alla duchessa di Mantova, Eleonora d'Asburgo, e a Scipione Gonzaga. Non avendo potuto «dar forma d'orazione» a queste scritture, Tasso nel 1580 progettava «di stendere in molte orazioni le pruove di molti affanni che ho sostenuti, e di molti torti che ho ricevuto». Ora, tuttavia, per l'eccessiva fatica e per l'aggravarsi della sua infermità ha rinunciato a questa impresa e l'ha dimenticata. Tramite Cataneo, Tasso richiede il consiglio del cardinale Albani. Qualora infatti Albani ritenesse che Tasso non debba più proseguire nel suo proposito di denunciare i suoi persecutori, egli resterà volentieri in silenzio.

Testimoni
  • Modena, Biblioteca Estense Universitaria, Est. It. 732 = alfa.S.8.13, lettera n. 44, cc. 36r-39r
    Copia, manoscritto di altra mano.
    Manoscritto.
    Indirizzo presente.
  • Modena, Biblioteca Estense Universitaria, Est. It. 644 = alfa.F.4.19
    Copia, manoscritto di altra mano.
    Manoscritto.
  • Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 10976, lettera n. 44, cc. 39v-42r
    Copia, manoscritto di altra mano.
    Unità di manoscritto composito.
Edizioni
Bibliografia
  • Tasso 1852-1855 = Tasso, Torquato, Le lettere di Torquato Tasso, disposte per ordine di tempo ed illustrate da Cesare Guasti, Firenze, Le Monnier, 1852-1855, II, p. 1
  • Solerti 1895 = Angelo Solerti, Vita di Torquato Tasso, Milano-Roma, Loescher, 1895, I, pp. 358-359
  • Resta 1957b = Gianvito Resta, Studi sulle lettere del Tasso, Firenze, Le Monnier, 1957, pp. 49n-50n, 182, 172, 184
Nomi citati

Scheda di Francesco Amendola | Ultima modifica: 05 febbraio 2024
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