Lettera n. 1568

Mittente
Tasso, Torquato
Destinatario
Gonzaga, Scipione
Data
[giugno 1575]
Luogo di partenza
Ferrara
Luogo di arrivo
Roma
Lingua
italiano
Incipit
Quando scrissi a Vostra Signoria l'altro giorno non avea letto
Regesto

Riprendendo un discorso precedentemente aperto, Tasso afferma di aver riletto l'Iliade di Omero e di aver trovato conferma a quanto prima affermato: ha potuto così accertarsi che, anche negli scontri e nei duelli svoltisi in assenza di Achille, i greci risultano sempre vittoriosi sui troiani, così come si vede nell'incontro tra Menelao e Paride, e in quello tra Aiace ed Ettore. Afferma che una stessa situazione si ricava dall'Eneide virgiliana, dove i troiani sono sempre in vantaggio, sebbene la presenza costante di Enea. Su questo modello omerico e sullo scontro tra Agamennone ed Ettore, Tasso vorrebbe dare risalto alla figura di Goffredo nella propria Gerusalemme liberata. Discute poi la proposta del destinatario di introdurre una «mutazione»: operazione che richiederebbe anche l'introduzione di una agnizione, e dunque la creazione di una favola «doppia», secondo i precetti aristotelici. Rircoda la classificazione delle favole dei poemi omerici svolta da Aristotele, applica le stesse categorie all'Eneide e afferma di preferire per il proprio poema una «favola semplice», impiegando «mutazioni» e «agnizioni» non nella favola generale ma nei singoli episodi: una soluzione che si potrebbe definire «mista» e che preferisce discutere in altra sede. Informa poi sull'invio del tredicesimo canto, che rispetto agli eventi narrati nel canto precedente presenta un «ordine di comodità», ossia si trovano nel canto dodicesimo avvenimenti posteriori a quelli narrati nel tredicesimo: situazione approvata dai filosofi, applicata dai poeti, e che Tasso spera non crei problemi. Comunica poi l'intenzione di cambiare l'ordine nella disposizione degli episodi: vorrebbe spostare «il sogno di Goffredo» del canto decimo e «la richiamata di Rinaldo» all'inizio del canto quattordicesimo; vorrebbe poi ridurre «la navigazione [...] de la nave incantata», in modo tale che, collocando tutta la vicenda nel canto quattordicesimo, essa non risulti più lunga di dodici o tredici giorni; infine, vorrebbe ricollocare il discorso premonitore di Ugone, e fornisce indicazioni specifiche su come modificare i luoghi senza che tutte questi spostamenti inficino sulla «narrazione di Carlo» (e cita da una precedete redazione del canto decimo della Gerusalemme liberata: «Onde è mente di Dio che in questa degna / impresa ancor sia l'onorata insegna»). Afferma, però, che non apporterà nessuna di queste modifiche finché non avrà un riscontro dal destinatario, e nel mentre si dedicherà alla stesura dei canti sedicesimo e diciassettesimo, che invierà prossimamente, lasciando alla fine la revisione dei canti quattordicesimo e quindicesimo. Esprime poi i propri dubbi sulla «descrizione del caldo» presente nel canto tredicesimo, forse troppo lunga ma inserita con la volontà di conservare, nella narrazione, degli agganci alla storia, ricercando quella realisticità che anche il pittore si pone come obiettivo delle proprie opere. Nel poscritto aggiunge alcune considerazioni e possibilità di cambiamento relative a «l'ultimo assalto» e agli «argomenti de la sedizione» del tredicesimo canto.

Testimoni
  • Bergamo, Biblioteca civica Angelo Mai e Archivi storici comunali, Cass. 6.15, lettera n. 188, 181r-182v
    Copia, manoscritto di altra mano.
    Unità di manoscritto composito.
    Indirizzo presente.
Edizioni
Bibliografia
  • Solerti 1895 = Angelo Solerti, Vita di Torquato Tasso, Milano-Roma, Loescher, 1895, II, pp. XI; XXI
  • Resta 1957b = Gianvito Resta, Studi sulle lettere del Tasso, Firenze, Le Monnier, 1957, p. 176
Opere citate

Gerusalemme liberata; Lettere poetiche

Nomi citati

Scheda di Elisabetta Olivadese | Ultima modifica: 07 gennaio 2024
Permalink: https://www.torquatotasso.org/lettere/1568