Lettera n. 107

Tasso informa Scipione Gonzaga di avergli scritto una lunga lettera, consegnata al conte Federico Bonaventura, presso il quale il poeta è ospite a Urbino. Ha deciso di scrivere nuovamente all'amico non per dargli ulteriori notizie sulla sua condizione, dal momento che la storia delle sue peripezie è tanto complicata da non poter essere comunicata per lettera, ma solo per pregarlo di non credere a nessuna delle voci intorno alla sua pazzia e di mutare ogni contraria disposizione d'animo verso di lui. L'autore non nega di aver commesso errori d'imprudenza, ma dichiara di non aver nessun rimorso di coscienza; sa bene che una volta sicuro dell'affetto del Gonzaga, quest'ultimo saprà operare a suo beneficio con l'impegno che ha dimostrato in tutti i casi passati. Tasso scrive poi di riporre grandissima speranza nel duca d'Urbino Francesco Maria della Rovere, ma puntualizza che se anche il duca lo favorisse non diminuirebbe la speranza riposta nel Gonzaga. Scriverà con più fermezza al destinatario una volta che avrà parlato con Francesco Maria della Rovere, il quale al momento si trova a Casteldurante. Conclude la missiva chiedendo di conservarlo nella sua grazia e di presentare le due inchiuse ai signori ai quali sono indirizzate con qualche buon ufficio.