Lettera n. 6
- Mittente
- Tasso, Torquato
- Destinatario
- Tasso, Ercole
- Data
- [primavera 1566]
- Luogo di partenza
- Padova
- Luogo di arrivo
- Bologna
- Lingua
- italiano
- Incipit
- Io avea determinato, dopo così lungo silenzio
- Explicit
- e riponete me in quella parte de la vostra mente, ove solete il serbare il suo nome. Di Padova.
- Regesto
Con un tono scherzoso e familiare, Tasso interrompe il silenzio epistolare creatosi nella corrispondenza con il cugino, spiegando di avere avuto intenzione di scrivere sia a Ercole sia a Giovanni Angelo Papio, ma di essere stato indeciso fino alla partenza del corriere. Il poeta spiega poi che la richiesta da parte di un amico comune delle due lettere da consegnare è stata l’occasione di comporre almeno la missiva per Ercole, di minore impegno anche stilistico. Intrapresa la fatica di scrivere, Tasso chiede dunque al cugino due concessioni: la prima di scusarlo della negligenza nella scrittura epistolare, la seconda di farsi portavoce del messaggio di scuse e della richiesta di perdono destinati al Papio. Quest’ultima richiesta, in particolare, andrebbe a pareggiare l’obbligo di Ercole nei confronti di Torquato, il quale l’anno precedente aveva fatto circolare un’epistola latina del cugino con un elogio di Emilia Cauzio Gonzaga e del figlio Scipione. Sulla vicenda Tasso scherza, interpretando la presunta offesa lamentata dal cugino come espressione dell’arte della dissimulazione comune al tempo. Nella seconda parte della lettera, Tasso dà notizia del servizio del cardinale Luigi d’Este e del suo attuale soggiorno a Padova per occuparsi di alcuni negozi, prima di recarsi a Mantova dal padre Bernardo dove aspetterà il ritorno del cardinale da Roma. Dopo aver riferito la prossima stampa della silloge di rime dell'Accademia degli Eterei (Venezia, Comin da Trino, 1567), all’interno della quale saranno raccolte alcune rime inedite, Torquato annuncia di aver composto sei canti del Gottifredo, il poema sulla prima crociata, e di aver posto mano ad alcuni dialoghi e orazioni in uno stile più alto della prosa epistolare indirizzata al cugino, ma non «boccaccievole» ossia troppo sostenuto (si veda almeno, unica nota di questa stagione, l’orazione commemorativa per Stefano Santini). Nel congedo, Torquato chiede ad Ercole di salutare suo fratello Cristoforo, il signor Vertoa e il signor Orazio Merciari, i signori Giulio e Capilupo, compagni dello studio di Bologna; infine, di baciare le mani e la bocca di una donna, il cui nome è censurato nelle stampe ma forse identificabile con la contessa bolognese Virginia Ercolani Bianchi, affinché il cugino alimenti il suo ricordo nel pensiero dell’amata.
- Edizioni
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- Tasso 1588b, lettera n. 24, cc. 24v-25v
- Zucchi 1606, IV, pp. 467-468
- Tasso 1733-1751, lettera n. 312, IX, pp. 215-216
- Tasso 1852-1855, lettera n. 6, I, pp. 14-16
- Bibliografia
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- Serassi 1790 = Pietrantonio Serassi, Vita di Torquato Tasso, Bergamo, Locatelli, 1790, I, p. 151 (estratto)
- Solerti 1892 = Angelo Solerti, Appendice alle Opere in prosa di Torquato Tasso, Firenze, Successori Le Monnier, 1892, p. 71
- Solerti 1895 = Angelo Solerti, Vita di Torquato Tasso, Milano-Roma, Loescher, 1895, I, pp. 113-114; III, p. 18, doc. VI
- Raimondi 1958 = Ezio Raimondi, Introduzione, in Torquato Tasso, Dialoghi, edizione critica a cura di Ezio Raimondi, Firenze, Sansoni, 1958, vol. I, p. 3
- Russo 2002 = Emilio Russo, L'ordine, la fantasia e l'arte: ricerche per un quinquennio tassiano, 1588-1592, Roma, Bulzoni, 2002, pp. 21-55
- Gigante 2007 = Claudio Gigante, Tasso, Roma, Salerno, 2007, pp. 20-21; 124-125
- Baldassarri 2018 = Guido Baldassarri, Cronologie della Liberata, in Carte e immagini di Torquato Tasso, a cura di Marco Ballarini e Francesco Spera, con la collaborazione di Stefania Baragetti, Milano, Biblioteca Ambrosiana, 2018, pp. 3-15, p. 11
- Opere citate
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Gerusalemme liberata; Orazione nella morte del Santino; Rime eteree
Scheda di Valentina Leone | Ultima modifica: 08 febbraio 2024
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