Orazione fatta nell’aprirsi dell’Accademia ferrarese

Insieme editoriale: Trattati, discorsi, orazioni

L’orazione prende avvio con una decisa condanna dell’ozio, concepito come atto contrario alla natura che conduce all’estinzione quanto caratterizza l’essere umano (l’uso della ragione e dei sensi), e dimostra per converso l’onorabilità del negotium.

Tra le attività più nobili Tasso elogia in particolare le arti politico-militari e gli studi letterari, considerate complementari tra loro per il benessere comune. Il poeta individua quale esempio di eccellenza in entrambi i campi la città di Ferrara, dove la virtù militare e politica del duca Alfonso II d’Este ha consentito di rinnovare lo sviluppo delle lettere. Si tratta del cuore dell’argomentazione, diretto a omaggiare l’istituzione dell’Accademia Ferrarese con il beneplacito ducale e soprattutto a sottolineare la diversità del programma di questa esperienza di conoscenza condivisa da quella delle scuole pubbliche, sede di un insegnamento sofisticato ma arduo, di un’arte retorica poco ornata e non comunicativa che allontana dalla vera conoscenza.

In grado di creare e propagare un sapere accessibile a un pubblico vasto, gli studi coltivati dagli accademici ferraresi si caricano di un ulteriore valore nella perorazione finale, garantendo per Tasso la formazione dell’élite destinata all’esercizio militare e di conseguenza la condizione di pace e la felicità civile che fanno fiorire le lettere.

Storia del testo

L’orazione rappresenta uno dei primi impegni pubblici assunti da Tasso nella stagione estense ed è pronunciata il 21 dicembre 1567, giorno dell’inaugurazione dell’Accademia Ferrarese presso la casa di Ercole Varano (Solerti 1895, vol. I, p. 121; vol. II, XXXVIII bis, p. 448; vd. Olivadese i.c.s.).

Alla vigilia del viaggio in Francia, nell’ottobre 1570, Tasso esprime nella cosiddetta Memoria lasciata a Ercole Rondinelli il desiderio che «l’orazione ch’io feci in Ferrara nel principio de l’Accademia […] fosse veduta» e corretta insieme ad altri scritti in caso di una sua morte improvvisa (Lettere, ed. Guasti, 13).

Il testo, che conosce una tradizione unicamente a stampa (Minesi 1985, p. 126; Olivadese i.c.s.), è pubblicato la prima volta da Aldo Manuzio il giovane nel 1585, all’interno dell’Aggiunta alle Rime e Prose (Tasso 1585a), e costituisce l'unica orazione pubblicata in vita da Tasso.

Date di elaborazione

1567


Prima edizione
  • Tasso 1585a = Torquato Tasso, Aggiunta alle Rime et Prose del Sig. Torquato Tasso, In Venetia, presso Aldo, 1585
    (pp. [54]-65)

Edizioni di riferimento
  • Tasso 1875 = Torquato Tasso, Le prose diverse di Torquato Tasso nuovamente raccolte ed emendate da Cesare Guasti, Firenze, Successori Le Monnier, 1875
    (vol. II, pp. 17-23)
  • Tasso i.c.s. = Torquato Tasso, Le orazioni di Torquato Tasso. Edizione critica e commentata, a cura di Elisabetta Olivadese, Milano, Bit&s, i.c.s.

Bibliografia
  • Solerti 1895 = Angelo Solerti, Vita di Torquato Tasso, Torino-Roma, Loescher, 1895
    (vol. I, p. 121; vol. II, p. 448)
  • Minesi 1985 = Emanuela Minesi, Indagine critico-testuale e bibliografica sulle Prose diverse di T. Tasso. Parte seconda: Le prose di argomento vario, in «Studi tassiani», XXXIII, 1985, pp. 125-142
    (p. 126)
  • Gigante 2007 = Claudio Gigante, Tasso, Roma, Salerno, 2007
    (p. 21)
  • Olivadese i.c.s. = Elisabetta Olivadese, Introduzione, in Torquato Tasso, Le orazioni di Torquato Tasso. Edizione critica e commentata, a cura di Elisabetta Olivadese, Milano, Bit&s, i.c.s.

Risorse correlate
Edizione del testo in preparazione

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